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Ramakrishna

Comincerò con una bella citazione del Mundaka Upanishad:

E'conosciuto da chi ha il cuore puro. Il Sè divino esiste nell'uomo, all'interno del loto del cuore, ed è il Maestro della sua vita e del suo cuore. Il saggio, il santo, l'immortale lo conoscono quando la loro mente è illuminata dal potere della meditazione.

Il nodo nel cuore, che rappresenta l'ignoranza, viene, allora, sciolto; ogni dubbio, dissolto, e tutti gli effetti negativi delle azioni, distrutte, quando Colui che è, alla volta, personale ed impersonale viene realizzato.

Brahman dimora nel loto risplendente del cuore, che è senza passione ed indivisibile. E' puro, ed è la luce delle luci. E' Lui che i conoscitori del Sè divino raggiungono.

Il sole non lo illumina, e nè la luna, le stelle, il lampo; e neppure, in verità, i fuochi accesi sulla terra. E' la sola luce che dà luce a tutti. Quando Essa risplende, ogni cosa risplende.

Circa venticinque anni fa, ho fatto un viaggio ad Hollywood per visitare la Società vedantica della California del Sud, che avevo lasciato qualche anno prima, per venire a Gretz. Allora, non sapevo che sarebbe stata l'ultima volta che avrei visto il mio Guru, Swami Prabhavananda. Sono andato specificatamente al nostro convento di Santa Barbara, dove lo Swami avrebbe tenuto la sua conferenza della domenica, nel nostro magnifico tempio. A quell'epoca, lo Swami aveva ottant'anni. Sarebbe morto due anni dopo. Quale differenza con il capo, il vigoroso conferenziere che noi avevamo conosciuto. Quel giorno - eravamo nel 1973 - egli appariva esile e fragile, ed era obbligato a sedersi in una poltrona per fare la sua conferenza, invece che starsene in piedi, com'era sua abitudine. Tuttavia, il suo potere abituale era sempre presente; quando parlava di Dio, Swami Prabhavananda era assolutamente convincente.

Ho preso degli appunti, durante la sua conferenza, e molto di quello che oggi vi dirò si basa sulle parole che egli ha detto quella domenica, a Santa Barbara. Oggi pomeriggio, quando certi concetti saranno affermati con molta autorità, si tratterà delle dichiarazione del mio guru, e non delle mie.

"Sii calmo e sappi che io sono Dio." - recita il II° versetto del Salmo 46. Si trovano dei passaggi analoghi negli Aforismi Yoga di Patanjali. Uno di essi afferma: " Quando il mentale è controllato in modo perfetto - lo yoga essendo il gestore delle onde del pensiero - allora l'uomo dimora nella sua vera natura." Lo yoga è il gestore delle onde del pensiero. Ogni onda che nasce nella mente è un'onda della mente; tutti i pensieri scaturiscono da essa. E, quando li si riesce a controllare, cosa accade? Il cuore si apre e l'uomo si stabilisce nella sua vera natura. E qual'è questa vera natura? Leggiamo nelle Upanishad:" Come dei compagni inseparabili, il sè individuale ed il Sè universale - due uccelli dal piumaggio dorato - stanno posati sui rami di uno stesso albero. Il primo assapora i frutti dolci ed amari dell'albero; l'altro, non ne gusta nessuno ed osserva - calmo - la scena, immerso nella propria felicità. Il sè individuale, ingannato dall'ignoranza della sua identità con il Sè divino, smarrito a causa del suo ego, soffre e si lamenta. Ma, non appena realizza che il Sè universale è il suo vero Io, e ne coglie la gioia, non si lamenta più. Quando il Saggio vede il Signore, l'Essere Supremo, allora, trascendendo il bene ed il male, libero da ogni impurità, si unisce a Lui. Di conseguenza, è solo l'ombra di un ego che entra in gioco. Letteralmente, la parola yoga significa unione. E' il riconoscere la propria natura.

Swami Vivekananda ha definito la religione come lo sviluppo del principio divino, già presente nell'uomo. Questa divinità è già in ognuno di noi. Cos'è la religione? E' l'espandersi di tale divinità. Ma, perchè lo si deve fare? Perchè essa rimane nascosta, a causa dell'ignoranza. All'inizio, l'ego e l'individualità vengono creati dall'ignoranza. Considerate un pò quanto segue; ognuno di noi pensa:" Sono un individuo separato da tutti gli altri." Esaminate, a questo punto, la natura di tale codesta nostra individualità.

Essa è, forse, il nostro corpo? Il nostro corpo cambia. E' il nostro carattere? Il nostro carattere deve cambiare. E' la nostra mente? Tutto ciò che esaminiamo muta costantemente, come la corrente di un fiume. Ma, affermano i santi, esiste una realtà che non muta, in ognuno di noi, ed è il vero Sè, che non è separato dagli altri. Ponendosi da questo punto di vista, Swami Vivekananda dice:" Durante l'intera vostra vita non vedete altro che Brahman." Se vi osservo, mentre state qui, e se posseggo la vera visione, non vedrò che il solo Brahman, che si esprime ovunque." Swami Brahmananda disse un giorno ad un discepolo:" Quando mi trovo in questo stato, vedo Dio sotto tante maschere: la maschera di un santo, quella di un uomo sensuale, di un ladro; ciò che vedo è lo stesso Dio, ovunque." E, poi, aggiunse:" Come posso, allora, riuscire ad insegnare? Come posso insegnare a Dio? A questo punto, scendo da un simile stato di coscienza, e mantengo una traccia di ego, che mi permetta di osservare i vostri errori, correggervi ed istruirvi." Così, ogni grande Incarnazione divina deve conservare un pò di ego. Ma, come osserva Ramakrishna, qual'è mai la natura di questo ego? Essa è come una spada che abbia toccato la pietra filosofale. Si è trasformata in oro, e non è capace di fare più alcun male.

Come ho già indicato, se intendete analizzare il sè individuale vi renderete conto che esso non possiede una sua esistenza propria; non è altro che un'ombra. Per dare un esempio, Sri Ramakrishna impiega la seguente illustrazione : la cipolla. L'ego è come la cipolla. Voi cercate di scoprirne la sostanza interna, e togliete uno strato dopo l'altro; togliete tutto, fino a che non resta nulla... solo il cattivo odore!

Ciononostante, noi ci aggrappiamo tenacemente a questa individualità:" Oh, come farò ad abbandonare la mia individualità?". Leggiamo nel Vangelo, secondo S. Giovanni:" La luce splende nelle tenebre, e queste non l'hanno percepita." La luce splende in ognuno di noi; eppure, a causa del buio che l'avviluppa, non la notiamo. Nella Gita, impariamo che l'Atman è la luce. La luce è sepolta dalle tenebre. Le tenebre sono l'illusione. Ed ecco, perchè noi sogniamo.

Vedete, quando voi giungerete alla sorgente di tutte le religioni non troverete alcuna differenza tra di esse. Per quale ragione? Per il fatto che noi siamo ingannati. Perchè, come dicono le Upanishad, mentre il Sè se ne sta lì, i sensi continuano a volgersi verso l'esterno. Secondo le Scritture, l'uomo cerca all'esterno, e non vede ciò che, invece, è dentro di lui. E' raro che colui il quale - bramando l'immortalità - chiude gli occhi, scorga il Sè, nel suo interno. In verità, noi cerchiamo Dio in ogni nostra attività. Cerchiamo Dio ovunque e sempre, ma non lo scopriamo. Ci illudiamo che attraverso i sensi otterremo una gioia, che sarà quella di Dio. Di conseguenza, per uscirne, adoperiamo la porta dei sensi; ma, la motivazione resta dietro, e noi non la vediamo: cerchiamo Dio. Solo coloro che possiedono la discriminazione scoprono che quella non è la via. Ed ecco che, allora, si volgono all'interno. Voi trovate citato, in una preghiera al Signore Gesù, nostro Padre: " Non farci cadere in tentazione". Qual'è il vero significato di questa frase? La creazione! Come disse Ramakrishna, noi cerchiamo la gioia nella creazione; ma, dove sta, invece, colui che vuole conoscerne il Creatore? Sri Ramakrishna cita un passaggio dell'Adyatma Ramayana, dove Rama chiede a Narada cosa mai stia cercando, e quali desideri abbia. E costui risponde:"Rama, voglio solo non sperdermi sotto il fascino di maya". Amen!

Ebbene, qual'è, dunque, il cammino? Come raggiungere la purezza del cuore? Tre cose sono importanti: una nascita umana - che tutti possediamo - ed anche il desiderio di venire liberati. Noi dobbiamo sentire di essere prigionieri e, di conseguenza, desiderare la libertà; o, in altre parole, desiderare la Verità. Cos'è la Realtà, questa Realtà che non muta? Ecco, tale desiderio dobbiamo possederlo. Ed allora, se abbiamo questo desiderio, questo ardore, la terza cosa importante è di associarsi con una grande anima; avere la compagnia di un santo - uomo, oppure donna; la grazia di un santo. Swamiji diceva che rari sono gli individui che, senza l'aiuto di un guru, possono trovare Dio. Il migliore metodo, il più facile, è di prendere rifugio ai piedi di un Guru. Cosa è un guru? Rappresenta una persona che vi ispira, e nella cui vita vedete ctutto iò che vi attira; un'incarnazione vivente delle qualità che voi cercate. Forse, egli non propone mai alcun insegnamento, non fa nessun sermone; ma, voi ne osservate la vita e qualcosa in voi risponde, nasce, ingrandisce, e, allora, andate da lui e vi donate a lui, chiedendogli di prendervi sotto la sua protezione. Noi abbiamo molti di questi guru nella vita, e li meritiamo. Durante l'adolescenza, questa attitudine è chiamata il "culto dell'eroe". Indichiamo codeste persone ispiratrici con il termine di upa-gurus. E' grazie alla loro conoscenza che troviamo la verità; malgrado questa possa non essere, forse, la verità finale. Sono delle guide sulla via che conduce al maestro spirituale che abbiamo scelto, e che vediamo come il rappresentante fisico del grande guru: Dio.

Vi racconto una storia che ne fornisce un esempio.

Zenkai, il figlio di un samurai, si era recato a Edo, e, lì, divenne l'impiegato di un alto funzionario. Si innamorò della moglie del funzionario e venne scoperto. Per difendersi, uccise il marito. Quindi, fuggì con la donna.

Nel tempo, i due divennero dei ladri. Ma, la donna era talmente cupida che Zenkai ne fu accorato. Finalmente, la lasciò e se ne andò lontano, nella provincia di Bunzen, dove divenne un mendicante errante.

Per redimere il suo passato, Zenkai decise di compiere qualche buona azione nella sua vita. Venuto a sapere che una strada pericolosa - che si inerpicava lungo una costa dirupata - era stata causa della morte e del danno di molte persone, decise di scavare un tunnel, che avrebbe attraversato la montagna.

Dopo aver mendicato durante il giorno, Zenkai si metteva a lavorare di notte, per costruire il tunne. Dopo trent'anni, questo era lungo mille metri, alto sei e largo dieci.

Due anni prima che l'opera fosse terminata, il figlio del funzionario che Zenkai aveva assassinato - un uomo abile nel maneggiare la sciabola - scoprì Zenkai e venne ad ucciderlo, per vendicarsi.

" Vi darei volentieri la mia vita" - gli disse Zenkai - " Solo, lasciatemi finire il lavoro. Il giorno stesso che ciò avverrà, potrete uccidermi."

Di conseguenza, il figlio attese quel giorno. Passarono molti mesi e Zenkai continuava a scavare. Il figlio, che si stancava a non far nulla, cominciò ad aiutarlo. Dopo averlo fatto per più di un anno, egli prese ad ammirare la forte volontà ed il carattere di Zenkai.

Il tunnel, infine, fu finito e la gente potè traversare la montagna in tutta sicurezza.

"Ora, tagliate pure la mia testa" - disse Zenkai - " Il mio lavoro è compiuto". "Come potrei tagliare la testa al mio maestro?" - esclamò il giovane, con le lagrime agli occhi.

Ebbene - lo sapete - i libri non possono darvi la religione. Swami Prabhavananda racconta questo:" Una volta, quando studiavo i testi sacri con un discepolo di Sri Ramakrishna, Swami Turiyananda, gli chiesi:"Shankara cita tale scrittura, e tal'altra, e quella ancora, per provare la sua verità. Supponete, ora, che io non creda a nessuna delle vostre scritture, cosa succederebbe, in quel caso?" Swami Turiyananda rispose che non sarebbe stato così importante. Come era audace! Tutto ciò, non è importante. Non è necessario avere fede in nessuna scrittura, ma abbiatela nel vostro Guru. Seguitelo, sperimentatelo. Fate voi stessi la prova, altrimenti non è religione vera. Dovete calarvi nell'esperienza. Se andate a trovare un fisico e gli dite:" Non credo alla vostra fisica." - cosa mai pensate che vi risponderebbe? "Venite, venite nel mio laboratorio e vi dimostrerò la verità di quel che dico. Ma, nel nostro caso, si tratta sicuramente, dell'esperienza interiore; la mente rappresenta il laboratorio.

Deve regnare - e, tale, è la natura della via - una purezza perfetta nel cuore, prima che Dio possa mormorare in essa le Sue parole; prima che la Luce di Dio possa risplendere nell'anima e trasformarla in Dio. Maestro Eckhart affermò, in un'altra epoca:" Le persone ordinarie pensano che il Signore sia là, in alto, nel cielo; ma, coloro che conoscono la verità sanno che Egli è qui, perchè Dio ed io siamo uno". Altri mistici cristiani hanno detto la stessa cosa. E, durante la nostra epoca, Sri Ramakrishna fu un esempio vivente di qualcuno che ha realizzato questa verità, nel corso della sua stessa vita. Non soltanto la sperimentò, ma - in più - con un semplice tocco, poteva trasmetterla agli altri. Ho avuto - racconta Swami Prabhavananda - la fortuna, la benedizione di conoscere la maggioranza dei suoi discepoli. E, sedendomi ai piedi del mio Maestro, egli mi faceva sentire che si poteva vedere Dio altrettanto facilmente che un frutto nella cavità della mano.

"Voi lo possedete" - ecco, cosa ci faceva realizzare. Nell'insegnamento di Gesù, noi troviamo:" Conoscete la Verità, e la Verità vi renderà liberi." Egli dice anche:" Siate perfetti com'è perfetto il vostro Padre, che sta nei cieli."

Sri Ramakrishna paragonava sovente il cuore dell'uomo ad un tempio di Dio. Quando il cuore dell'uomo diviene puro, il Signore viene, e prende posto sull'altare che, là, abbiamo eretto.

Un giovane uomo, soprannominato Podo, abitava in un villaggio, in cui esisteva un tempio tutto in rovina. L'immagine sacra di Dio, che, in passato, vi si adorava, era sparita. Uccelli e pipistrelli ne avevano preso il posto. Un giorno, al crepuscolo, i paesani restarono sorpresi nell'ascoltare i suoni di una campana, del gong e delle conchiglie bivalve espandersi dal tempio deserto. Arrivarono in folla, pensando che un adoratore di Dio avesse posto una santa immagine sull'altare, e che praticasse la cerimonia dell'atrica, con l'acqua consacrata, le luci, la frutta, i fiori, ecc..

Si raggrupparono tutti davanti al tempio, con le mani giunte, ascoltando i sacri suoni. Ma, uno tra di loro, più curioso degli altri, si azzardò a gettare un'occhiata all'interno del tempio. Quale non fu la sua sorpresa nel vedere Podo che percuoteva le campane e soffiava nelle conchiglie. Il tempio era sporco come prima, e nessuna immagine sacra decorava l'altare. L'uomo, allora, gridò:" Oh, Podo, non c'è nessuna immagine di Dio nel tuo tempio, e non ti sei nemmeno preso la pena di purificarlo; i pipistrelli vi dimorano, notte e giorno; a cosa serve, allora, fare tanto rumore, soffiando nella conchiglia?"

Di conseguenza, se volete ospitare nel vostro cuore la sacra immagine di Dio - cioè, se volete "realizzare" Dio - perchè mai accontentarsi di soffiare invano in una conchiglia? Innanzitutto, purificate il vostro cuore. Quando lo spirito è purificato, lo stesso Signore viene e ne fa il suo trono. Non si può collocare un'immagine di Dio in un posto poco pulito.

Ramakrishna non ha mai detto che voi dobbiate recarvi in un particolar luogo per raggiungere la perfezione. No; essa risiede, qui, ora. Ma, cosa sia, in effetti, questa perfezione nessuno può dirlo. Non potete riuscire a rappresentarvela, nè a descriverla. Sapete, certi discepoli di Sri Ramkrisha gli chiesero di descriverla, e lui disse: "Molto bene, ci proverò." Ma, non appena tentava di farlo, entrava in quel samadhi silenzioso, ove le parole cessano. "Cos'è il samadhi?" - domandò il mio Maestro al suo, e questi rispose:"Se ne possono conoscere solo gli effetti. Noi riusciamo a conoscere l'albero dai suoi frutti". Io ascoltai, per la prima volta, dalle sue labbra, queste parole dell'Upanishad:" Il nodo del cuore ignorante viene tranciato netto; ogni dubbio cessa di esistere, tutti gli effetti delle buone e cattive azioni si estinguono". Ecco, i risultati.

Troviamo, anche, nelle Upanishad:" Coloro che conoscono Brahman affermano che vi sono due tipi di sapienza: la superiore e l'inferiore. Quest'ultima deriva dalle Scritture. Quanto voi leggete nelle scritture rappresenta la conoscenza inferiore, non quella superiore; e, così, è per i riti, la fonetica, la grammatica, l'etimologia, ecc.." Vedete, voi potete citare le Scritture; ciò, non farà alcuna differenza". Shankara ha detto:" L'erudizione, una buona dizione, delle parole scelte e l'abilità nell'esporre le Scritture, tutto questo offre solo del piacere agli eruditi, ma non dona la perfezione!". Tali parole si trovano all'interno di un testo che cantiamo, qui, a volte.

Swami Vivekananda diceva, con molta audacia:" La verità non si trova in nessuna religione. La si deve rintracciare nell'uomo medesimo: il miracolo di ogni miracolo". E' scritto, anche:" La conoscenza superiore è quella attraverso la quale si perviene alla realtà, che non muta; che rivela al saggio quanto trascende i sensi, ed è senza causa, indefinibile, onnipenetrante, più sottile del più sottile, e più grande del più grande." Se ne può parlare solo in termini negativi: neti, neti, neti: Brahman.

Ebbene, come già ho sottolineato, Patanjali ha insegnato:" Quando le onde del pensiero possono essere calmate, possono venire controllate, è allora che la nostra vera natura si rivela."

Esistono tre diverse nature della mente. Voi lo sapete bene: non tutte le menti sono capaci di ospitare questo desiderio. Per esempio: esiste colui che è pazzo, o dissipato; la sua corta mente salta, come una scimmia. Swamiji indica l'immagine, non solo di una scimmia ordinaria; ma, ubriaca e che, inoltre, è stata punta da una vespa e, quindi, corre come una folle.

Lo abbiamo incontrato questo tipo! E ce n'è, ancora, un altro: quello che, a volte, riesce a concentrarsi e, a volte, è agitato. Tutti noi abbiamo incontrato anche quest'ultimo. Egli ha delle possibilità. Ne esistono altri, che sono pigri, amorfi: è una situazione molto difficile. Viene loro chiesto di divenire rajasici, attivi. Vi sono anche coloro capaci di concentrare il loro spirito. Sapete, è un fatto molto interessante. Un giorno, un laureato domandò a Mahapurush Maharaj (Swami Shivananda), uno dei discepoli di Ramakrishna:" E' possibile?". E lui rispose:" Sì, utilizzate il tempo, la concentrazione, l'attenzione che voi date ai vostri studi, per imparare e per laurearvi, e diviene una cosa molto facile."

Così, il metodo consiste nell'apprendere, come ci insegna il Guru; nell' imparare a concentrare la nostra mente e nello sforzarsi a praticare. Non importa quale sia l'ideale scelto su cui ci concentriamo. Che esso sia pure quello che ci attrae. Non esistono problemi. Ma, naturalmente, dobbiamo essere coscienti di concentrarci su Dio. Tale coscienza, dobbiamo possederla. Una volta, Swami Turiyananda, un discepolo di Ramakrishna, ci disse che se ci si concentrava su di un Avatar, come Cristo, Krishna, o Ramakrishna, allora non v'era bisogno di sapere che fosse Dio, o altro. Concentriamo il nostro mentale. Ma, Ramakrishna aggiunse che si può anche realizzare Dio, concentrandoci su un altro soggetto. Per esempio, un giorno una vedova venne a visitare Sri Ramakrishna e gli disse:" Ogni volta che cerco di concentrarmi, mi viene in mente mio nipote."

Sri Ramakrishna le rispose:" Molto bene; immaginate, allora, che vostro nipote sia Dio. Ma, non ve lo dimenticate. Considerate sempre che sia Dio."

Ecco, ora, la storia di un maestro e del suo discepolo.

"Il discepolo disse:" Non posso concentrarmi."

-"Cosa accade?"

-" Penso sempre al mio bufalo".

Gli fu risposto:" Andate nella vostra stanza e concentratevi sul vostro bufalo". Dopo qualche tempo, il guru andò a bussare alla porta e chiese al discepolo di uscire; cosa che quest'ultimo fece:" No, no, no.. Non avete ancora finito. Concentratevi sul bufalo." E il guru tornò una seconda volta bussare. Il discepolo disse:" Ma, come posso uscire? Ho queste due grandi corna...". Il maestro, allora, esclamò:" Molto bene, ora siete riuscito".

Dobbiamo osservare certe regole per poterci concentrare con un cuore puro. Se permettiamo che la nostra vita si dissipi, attraverso la porta dei sensi, sarà difficile farlo. Quindi, una delle regole consiste nel non ferire nessuno. Vedete, dovete dire la verità; ma, non dite una verità sgradevole; non ferite nessuno. Il mio guru sorrideva, dicendo:" Sicuro, un maestro può... non vi ferisce, esattamente, poichè non esiste malizia nel suo cuore. Può urtare la vostra sensibilità, per potervi correggere. Io, mi ricordo che, quando il mio Maestro mi rimproverara con veemenza, provavo una certa soddisfazione interiore. Mi ama, o non si prenderebbe la pena di rimproverarmi."

"Vedete - diceva Swami Prabhavananda - non è facile vivere con un santo. Ve ne posso parlare in tutta cognizione di causa, perchè egli vi custodisce in un <chi vive> continuo. Non permetterà che voi diveniate pigro, oppure <pieno di conforti>. Non vi lascerà in equilibrio: un momento calmo, e, l'istante successivo, attivo. Si tratta di una buona cosa per voi, durante i primi anni del vostro sadhana, perchè ciò permette che i sedimenti si agitino nel vostro subconscio, ed evidenzia le cose sporche. Dico sempre che vivere con il proprio guru è la più grande di ogni sadhana e, se riuscite a farlo, avrete appreso molto.

Ecco a voi un piccolo aneddoto per illustrare l'argomento. E' chiamato:"mangiare il rimprovero."

Un giorno si produssero delle circostanze che ritardarono la cena del maestro Zen, Fugai, e dei suoi discepoli. Il cuoco, di conseguenza, si recò frettolosamente nel giardino, con il proprio coltello ricurvo, per tagliare i germogli dei legumi verdi; li tritò assieme e ne fece una minestra, senza rendersi conto che, nella fretta, aveva mescolato le parti di un serpente assieme ai legumi. I discepoli di Fugai non avevano mai gustato una minestra così buona. Ma, quando il maestro trovò la testa del serpente nella sua ciotola, rimproverò il cuoco:" Cos'è, questo?" - chiese, tenendo la testa del serpente.

"Oh, grazie, maestro, per il vostro prasad" - rispose quello, afferrando il pezzo e mangiandolo rapidamente.

"Poi, la castità" - continua Swami Prabhavananda." Sicuramente, vi sono diversi tipi di castità. Non è così per i brahmacharins; ma, le persone sposate possono osservare la castità, attraverso la moderazione e la fedeltà.

Non essere cupidi; non desiderare i beni altrui.

 

Esistono anche le regolari pratiche di pulizia. Sapete, è necessario osservare la pulizia fisica, ed è facile farlo; prendere un bagno, o una doccia - voi, lo sapete - è facile, soprattutto in questo paese. In India bisogna recarsi sino ad un lago; tuttavia, noterete che ogni giorno gli hindù vanno al lago, o al fiume."

Vi dovete, anche, purificare interiormente. In che modo? Quando cominciate a pensare a Dio, affermate semplicemente di essere puri; non pensando a null'altro che a Dio, il vostro cuore è divenuto puro: voi siete puri. Non considerate minimamente di essere impuri. Durante il culto, dobbiamo dire qualcosa di simile a queste parole: <Che io sia puro, o impuro, fino a che ti ho pensato, e fino a che penso a Te, io sono puro>

Poi, la contentezza; contentezza in ogni circostanza, in ogni situazione."Però, in tutti i casi - dicono i grandi Swamis -coltivate l'insoddisfazione divina. Studiate le scritture e, poi, ogni sera, offrite ogni vostra azione, quando è terminata la vostra giornata; offritela a Dio; offrite a Dio gli effetti, i risultati delle vostre attività.

Così, attraverso queste pratiche, poco a poco, il nostro cuore diverrà puro. Si dice che quando il cibo è purificato, il cuore diventa puro; e, quando il cuore diviene puro, il costante ricordo della Realtà sopraggiunge, ed ogni nodo dell'ignoranza si scioglie, e la Verità si svela.

Vediamo, ora, cosa voglia dire:" cibo puro". Noi ci esteriorizziamo, attraverso la porta dei sensi; "mangiamo" le impressioni che provengono da fuori. Questo è un nutrimento - e non solo ciò che noi ingurgitiamo. Il fatto del nutrimento puro non significa necessariamente che noi si debba essere vegetariani, perchè anche i vegetali possiedono la loro vita. Quando voi raccogliete una patata, prendete una vita; solo che essa non può gridare. Così, il cibo diviene puro; il nutrimento ordinario diviene puro quando l'offrite al Signore; non importa quale esso sia. Quando voi andate a mangiare, sforzatevi di immaginare che state per dare, in qualche modo, del cibo a Brahman; offrite tutto al fuoco di Brahman. La fame rappresenta il fuoco di Brahman. Voi fate un offerta al fuoco. Così, colui che vede Brahman in ogni azione va da Brahman. Shankara spiega che muoversi tra gli oggetti del senso, non vuol dire soltanto serrare le proprie mani, ma camminare tra di essi, senza alcun attaccamento, nè avversione.

In altri termini, le passioni debbono venire placate. Un giorno, Swami Prabhavananda domandò al suo guru Maharaj:" Cos'è l'austerità? In cosa consiste la pratica dell'austerità?" E Maharaj rispose:" Il controllo delle passioni è l'austerità." Maestro Eckhart spiega che, allorquando le passioni sono tranquille ed ogni desiderio è estinto, l'anima può ascoltare la parola di Dio. Leggiamo nella Bhagavad Gita che, quando la mente è perfettamente sotto controllo e libera da ogni desiderio, essa viene allora assorbita in Brahman, e in null'altro.

Ricordate, pure, che ci si può sedere per meditare, e che ogni pensiero è capace di distrarvi; ma, nonostante tutto, potete continuare a vivere nella calma, per delle ore e delle ore, restando tranquillamente seduti. La calma necessaria Swamiji l'ha paragonata ad una vettura tirata da quattro potenti cavalli, mentre scende giù da una collina; il conduttore tira le redini, e la vettura si arresta. Questa, è la calma.

Prendete l'esempio del legno di sandalo, immerso nel fango. Lavatelo, strofinatelo, e percepirete il profumo del sandalo. Nello stesso modo, la divinità dimora in ognuno di noi; ma, resta nascosta. Nelle Upanishad si trova il seguente esempio: noi giriamo; giriamo, senza cessa, attorno a quel tesoro, che dorme profondamente celato in noi. Coloro che vogliono scoprirlo debbono, come per un tesoro nascosto, prendere un piccone e scavare; solo allora lo troveremo. Allo stesso modo -dice Swami Prabhavananda - noi dobbiamo lottare, praticare, meditare, meditare, praticare, praticare, praticare. Maharaj insisteva sempre su questo, quando noi andavamo a lamentarci da lui:"Ma, andate a praticare."

E, per terminare, il Maestro diceva:" Meditando, la mente arriva al centro del cuore - al chakra anahata; e, quando cominciate a vivere nel cuore, allora quello si apre e vi offre una visione."

Voi lo sapete: benedetti sono i cuori puri, perchè vedranno Dio. Una volta, Swami Vivekananda disse che se tutte le Scritture venissero bruciate e se ne salvasse solo questa frase, insegnata da Cristo:" Felici coloro che hanno il cuore puro, perchè vedranno Dio" - ebbene, la religione resterebbe vivente.

Come già ho detto, Sri Ramakrishna parlava sovente del cuore. Terminerò, citando qulcuno dei suoi detti:

"Bisogna vivere in santa compagnia e pregare senza cessa. Si deve piangere per Dio. Si realizza Dio quando le impressioni dello spirito sono pure. La mente è come un ago, ricoperto di fango; mentre, Dio è simile alla calamita. L'ago non può unirsi alla calamita, se non si libera dal fango. Le lagrime tolgono via il fango, che altro non è se non desiderio, collera, avidità ed altre tendenze cattive, unite all'attrazione verso le gioie mondane. Non appena il fango viene via, la calamita attrae l'ago; cioè, l'uomo realizza Dio. Soltanto il cuore puro riesce a vedere Dio.

E' solo Dio che è divenuto ogni cosa; ma, Egli si manifesta nell'uomo, in misura massima. Dio si manifesta direttamente in colui che possiede il cuore puro del bambino e che ride e piange e danza e canta, nell'estasi divina.

" Sì, Duryodhana ha detto questo:<Oh, Krishna, io faccio quanto Tu, assiso nel mio cuore, mi fai fare. Se un uomo è convinto che solo Dio è l'agente, mentre lui ne è lo strumento, allora non può commettere nulla di male. Chi impara a danzare in modo corretto, non fa mai dei passi falsi. Non si può credere nell'esistenza di Dio, sino a che il cuore non sia divenuto puro.>

Una persona ignorante afferma:" Oh, Dio è molto lontano. L'uomo consapevole, invece, sa che Dio è proprio lì, molto vicino, nel suo cuore. Ha assunto ogni forma e dimora in ogni cuore, come controllore interno."

Il Maestro, quindi, canta:" Raggiungerete il tesoro senza prezzo, quando il vostro spirito sara immacolato da ogni macchia."

Egli continua:" Non potete riuscire a costruire un vaso, se prima non preparate con cura l'argilla. Esso si sfascerà, se contiene delle particelle di sabbia, o del pietrisco. Ecco perchè il vasaio prepara, prima, l'argilla, togliendo via da essa la sabbia ed il pietrisco.

Se uno specchio è coperto di polvere, non rifletterà il viso. Un uomo non può riuscire a realizzare il suo vero Sè, quando il corpo è impuro. Se, invece, il cuore diviene puro, attraverso la pratica della disciplina spirituale, si percepisce, allora, a giusto titolo, che Dio è l'agente. Lui solo diviene la mente, la vita e l'intelligenza. Noi siamo i suoi strumenti.

Sei Tu che impantani l'elefante nel vaso.

Sei tu colui che aiutò lo zoppo a scalare la collina più alta.

Il Maestro continua:" Ma, dovete ricordarvi che il cuore del devoto è la dimora di Dio. Egli abita, senza alcun dubbio, in ogni essere; ma, si manifesta, particolarmente, nel cuore del devoto. Un possidente visita, di tanto in tanto, le parti delle sue proprietà; però, è risaputo che lo si trova, in genere, in un salone particolare. Il cuore del devoto è il salone di Dio."