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Ramakrishna

ISTRUZIONE
L’istruzione è la manifestazione della perfezione già presente nell’uomo.
Un bambino insegna a se stesso. Ma voi potete aiutarlo ad andare dritto sulla sua strada. Quello che potete fare voi non è di una natura positiva, bensì negativa. Voi potete rimuovere gli ostacoli, ma la conoscenza viene da dentro il bambino stesso… Voi siete venuti ad ascoltarmi. Quando tornate a casa, riflettete su quello che avete imparato, e scoprirete che voi stessi avevate pensato sulle stesse cose. Io ho soltanto dato a ciò un’espressione. Io non posso mai insegnarvi niente; voi dovrete insegnare a voi stessi; ma io posso aiutarvi, forse, a dare espressione a quel pensiero.

Per me la vera essenza dell’istruzione è la concentrazione della mente, non la collezione di fatti. Se dovessi ricevere di nuovo la mia istruzione e avessi qualche voce in capitolo, svilupperei il potere della concentrazione e del distacco, e quindi con un perfetto strumento potrei raccogliere i fatti a volontà.
Istruzione non è l’insieme delle informazioni che vengono messe nel nostro cervello e che corrono in tumulto, non digerite, per tutta la vita. Noi dobbiamo avere un’assimilazione di idee che costruisca la vita, faccia l’uomo, formi il carattere. Se avete assimilato cinque idee e le avete inserite nella vostra vita e nel vostro carattere, avete più educazione di un uomo che conosce a memoria un’intera biblioteca.
Tutta la conoscenza che il mondo ha ricevuto viene della mente; la biblioteca infinita dell’universo è nella vostra mente. Il mondo esterno è semplicemente il suggerimento, l’occasione, che vi dà lo stimolo per studiare la vostra mente; ma l’oggetto del vostro studio è sempre la vostra mente. La caduta di una mela diede a Newton il suggerimento, e lui studiò la sua mente; risistemò tutti i precedenti collegamenti di pensiero nella sua mente e scoprì un nuovo collegamento tra essi, che noi chiamiamo gravitazione. Non era nella mela o in qualcosa nel centro della terra.

 


FELICITA’

Può essere data una felicità permanente al mondo? Nell’oceano noi non possiamo sollevare un’onda senza causare un vuoto da qualche altra parte. La somma totale delle buone cose del mondo è stata la stessa dal principio alla fine, nella sua relazione con i bisogni e l’avidità dell’uomo. Non può essere aumentata o diminuita. Prendete la razza umana come la conosciamo oggi. Non troviamo le stesse infelicità e le stesse felicità, gli stessi piaceri e dolori, le stesse differenze nella posizione, come nel passato? Non ci sono alcuni ricchi, alcuni poveri, alcuni alti, alcuni bassi, alcuni sani, alcuni malati? Tutto questo era lo stesso con gli egiziani, i greci, e i romani dei tempi antichi quanto con gli americani oggi. Da quando la storia è conosciuta, è sempre stata la stessa.

Noi non possiamo aggiungere felicità a questo mondo; allo stesso modo non possiamo aggiungere nemmeno dolore. La somma totale del piacere e del dolore qui sulla terra sarà sempre la stessa. Noi possiamo spingerla da una parte all’altra e da questo lato a quell’altro, ma rimarrà la stessa, perché rimanere così è la sua natura. Questo flusso e riflusso, questo sorgere e tramontare, è la natura del mondo; sostenere il contrario sarebbe logico quanto dire che noi possiamo avere vita senza morte.

La filosofia insiste che c’è una Gioia che è assoluta, che non cambia mai. Quella Gioia non può essere la stessa delle gioie e piaceri che abbiamo in questa vita, e tuttavia il Vedanta mostra che ogni cosa che è gioiosa in questa vita è soltanto una particella di quella Gioia Reale, perché quella è la sola gioia che c’è. Ogni momento noi stiamo godendo della Beatitudine Assoluta, sebbene coperta, mal compresa, e messa in caricatura.

Ovunque ci sia qualche fortuna, beatitudine, o gioia-anche la gioia del ladro nel rubare-è una manifestazione di quella Beatitudine Assoluta; soltanto è stata oscurata, e confusa con ogni sorta di condizioni estranee, e non capita.

Dopo ogni felicità viene l’infelicità; esse possono essere vicine o molto distanti. Più lo spirito è avanzato, più rapidamente l’una segue l’altra. Quello che noi vogliamo non è né la felicità né l’infelicità. Entrambe ci fanno dimenticare la nostra vera natura; entrambe sono catene, una di ferro, una d’oro. Dietro di esse c’è l’Atman, che non conosce né felicità né infelicità.

Le infelicità del mondo non possono essere curate solo attraverso l’aiuto materiale. Fino a che non cambierà la natura dell’uomo, questi bisogni fisici sorgeranno e le infelicità saranno sempre sentite, e nessuna quantità di aiuto materiale le potrà curare completamente… Che gli uomini abbiano la luce, che siano puri e spiritualmente forti ed istruiti, solo allora la miseria cesserà nel mondo, e non prima.