(2° Parte)
Vi è un'altra considerazione: viviamo nella nuova era, che è solo all'inizio. Questa era, penso, si estenderà per molti e molti secoli e, durante tale periodo, molto verrà compiuto dall'uomo in favore del suo simile. Vedete, si tratta del tempo dell'uomo, e non di quello di Dio. Restate senza paura.
La concezione indù dell'umanità non riguarda qualcosa di separato da Dio. Tuttavia, se siete abituati a pensare all'uomo come separato e diverso da Dio, dico allora che ciò che deve preoccupare, in questa era, è l'uomo, non Dio. Non penso, adesso, a quei pochi solitari che si trovano sempre in opposizione alla loro epoca. No, affermo che il moto principale dello spirito umano, ora, sta nell'elevazione e nella glorificazione dell'uomo. Swami Vivekananda, che possedeva l'autorità per parlare di queste cose - rappresentando l'anima di codesta epoca - diceva ripetutamente: " E' il momento del culto di Viràt, il Dio visibile.". Chi è il Dio visibile? Questo, è il Dio visibile; quel che voi vedete, quel che vi appare come realtà: ecco, ciò è Dio.Questo vasto universo che vedete distendersi davanti ai vostri occhi, che osservate ad ogni istante della vostra esistenza, ecco cos'è Dio - illimitato, illimitato. Viene chiamato Viràt in sanscrito, che significa: "ciò che è vasto". Potreste replicare " che affermarlo ad alta voce non lo traformerà in Dio; non si tratta che di materia, con un minimo spolverìo di vita e di coscenza. Come potete asserire che l'universo è Dio?" Ed io vi dico che è Dio! Strofinatevi gli occhi e cercate di vedere bene! Voi osservate le cose con gli occhi serrati, per così dire; come se dormiste. Raramente siete capaci di aprire gli occhi. Stropicciateli e cercate di spalancarli; abituateli alla luce e vi accorgerete che ciò che pensavate essere il mondo materiale non è in effetti tale, ma l'Essere reale di Dio, presente davanti a voi. E Swami Vivekananda aveva l'abitudine di dire di questo Essere che gli uomini e le donne - ogni individuo umano - ne sono la più alta espressione.Ora, non confondete il concetto di Swami ed il culto dell'uomo con il servizio sociale, oppure con il bene che viene fatto al prossimo. Ogni cosa è inclusa in Lui, ma Lui è ancora di più. Swami Vivekananda non dimenticava mai che l'uomo si accosta continuamente alla divinità. Qualunque cosa egli faccia, fosse anche rubare, o uccidere, egli in verità si dirige verso Dio. Egli scrisse in uno dei suoi poemi bengali che quando il ladro ruba, o l'assassino uccide, avanza verso Dio nell'amore, benchè incosciamente. Noi diciamo, beninteso:" Beh, questo è andare un pò troppo lontano". Ma, non ne sappiamo molto, in proposito. Solo un esperto sa. Per i problemi della salute voi siete costretti ad ammettere la vostra ignoranza e ad accettare le parole di un medico. Quando studiamo lo spirito umano e le sue espressioni dell'animo, pensiamo di conoscere ogni cosa, e di non avere bisogno di un esperto. Gli esperti, tuttavia, vedono giusto; osservano ogni essere correre furiosamente verso la realizzazione della propria divinità - ed è la sola cosa che fanno. Swami Vivekananda non lo perde mai di vista. Egli non indica mai a nessuno che la sola cosa da farsi è il servizio sociale. Non lo dice mai. Di sicuro troverete molti scrittori indiani che tessono gli elogi di Swami Vivekananda, o del suo ordine monastico, per il fatto che egli ha istituito in India il servizio sociale. Chi lo fa non ne sa poi più di tanto. Non si può comprendere un'anima come quella di Vivekananda senza aver prima consacrato degli anni ed anni al profondo pensiero meditativo. O forse supponete di poter cogliere i moti spirituali di un Cristo, o di un Budda, o di un Vivekananda solo con una minima eccitazione delle vostre cellule cerebrali? Non dovete mai pensare di poterlo fare. Non umiliate nulla, poichè sarebbe un deprezzamento personale. Lo trovo un fatto tragico, nell'era attuale, che gli esseri umani abbiano dimenticato la loro capacità ad essere grandi. Hanno permesso che ogni cosa piombasse al livello di uno spirito mediocre. Viene detto che uno spirito mediocre è intelligente all'uno per cento e che ogni cosa da lui studiata e intepretata lo è tramite questo un per cento. Ciò significa condannare l'animo umano. L'uomo ha dimostrato la sua grandezza nei tempi passati, come anche nell'età moderna. Ma, nel nostro caso, quest'evidenza della grandezza e della profondità umane viene tuttavia scartata, mentre l'intera storia dell'umanità si riduce ad un récital di magre realizzazioni. Non deve stupire, di conseguenza, che esistanto milioni e milioni di uomini, nella media, il cui spirito divenga di più in più ottuso. Ben presto ad essi non rimarrà più alcuna traccia di un cervello. No! Noi tutti siamo grandi. Ognuno di noi è destinato a realizzare la più alta delle verità. Ed ogni nostro atto è un movimento verso questo scopo finale. Dice Sri Krishna nella Bagavad Gita:" Ogni cosa che l'uomo fa, in verità, è un movimento verso di Me; tutti essi avanzano verso di Me (IV, 11)." Swami Vivekananda riconosceva la medesima verità. Ora, potreste dire:" Bene, se è quanto fate veramente, cosa c'è di male nelle pratiche tradizionali? Dimentichiamo l'uomo e tutto il resto. Anche servire qualcuno in pieno distacco significa mescolarsi con il prossimo, vivendo nel mondo; tutte cose terribilmente fastidiose. Lasciamo stare queste cose e andiamocene in un luogo calmo, ove la natura vibri in armonia con le nostre aspirazioni, meditiamo un poco e diveniamo spirituali. Che male ci sarebbe in ciò?". Ecco il male: che opinione di voi stessi pensate di potere avere se vi proponete come candidato alla solitudine? Non vi vedreste come un piccolo essere isolato? E per quanto a lungo riusciste a sostenere tale concetto di voi stessi, come potrete realizzarvi intensamente, verso voi e verso gli altri? Un diverso punto di vista di Dio e dell'uomo è contenuto nell'insegnamento di Swami Vivekananda. Come molti di voi sanno, durante l'estate del 1895, lui e circa dodici discepoli trascorsero sei o sette settimane in una località chiamata Thousand Island Park, su di un'isola del fiume Saint-Laurent. Egli tenne dei dialoghi molto ispirati. Fu un magnifico periodo. Alcuni di questi dialoghi vennero trascritti da uno dei discepoli e, poi, pubblicati sotto il titolo: Dialoghi Ispirati. Quando io frequentavo il liceo, mi appassionai a questo libro; non posso descrivervi la gioia che mi donò. E' tanto preciso e condensato che ogni frase contiene un immenso campo al pensiero ed alla contemplazione. Non appare un confine alla profondità di queste frasi. Nel libro vi è questo concetto:" Non cercateLo: guardateLo solamente." Quando giunsi a tale sentenza fu come se un'immensa luce si infiammasse davanti al mio sguardo interiore. Non cercateLo; vedeteLo solamente. E' la sua essenza. Dio è ovunque; che senso ci sarebbe a cercarlo? Dio è reale. E' la sola realtà. E' qui sotto questa forma. Tutto ciò che debbo fare è stropicciare i miei occhi e vederci chiaro. Quando non osserviamo bene, vediamo degli uomini e delle donne; ma, quando ci vediamo chiaro, vediamo Dio. Direte probabilmente che mi abbandono alla fantasia. No. Io affermo la verità; la verità letterale. Se raggiungerete questa verità, scoprirete che tutte codeste forme infinite si sono fuse in una forma infinita. O che, a volte, le forme svaniscono; ciò che, allora, rimane è una sostanza divina. O che, se percepite questa tendenza, scoprirete che tutte queste forme infinite si sono fuse in una forma divina. Quale immaginate che sia la forma di un Cristo, o di un Krishna? Come disse Swami Vivekananda: "Questo universo è il relitto dell'infinito sulle rive del finito". Questo universo intero è come un puzzle, ed ogni forma rappresenta uno dei suoi frammenti; così, come voi potete riuscire a radunare i componenti del puzzle ed ottenere una immagine completa. il mentale vede, a volte, che tutte queste forme si sono fuse assieme e sono divenute una forma divina - la forma di un Vishnou, la forma di un Krishna, la forma di un Cristo.Vedete, quando SwamiVivekananda diceva:" Non cercateLo; solo, guardateLo", ciò mi colpi come l'essenza medesima della verità. Perchè mai dovrei cercarLo? Se credo che questo mondo sia reale, allora deve essere Dio. Però, se non lo riconosco come reale, se non lo percepisco interamente, o se lo trovo simile ad un'ombra, di conseguenza io continuerò a cercare Dio. Ma, se questo mondo è reale, deve essere Dio. Tutto ciò che è reale è Dio; tutto ciò che esiste è divino. Allora, il problema non risiede nel cercarLo. E' solamente necessario vederLo con chiarezza. Il fatto si identifica all'altro insegnamento di Swami, quando dice che noi ci si trova nell'epoca del culto di Viràt, il Dio visibile. E, dicendo questo, egli desiderava che noi ci si accostasse di continuo a Dio. La visione finita di questo mondo non è altro che il riflesso della nostra ignoranza; non può collocarsi in nessuna dimensione dello spirito. E, così, nasce un continuo impulso a che noi si trascenda questi limiti, questa ignoranza che ci ossessiona, sino a giungere alla chiara atmosfera della vera visione. Un impulso degli uomini che Swami Vivekananda non dimenticava mai. Inoltre, non dimenticava mai che l'uomo è grande; è misura infinita. Ognuno è così; ecco perchè siamo tutti una stessa cosa. Tale sua visione della natura umana soggiace alla sua dottrina, per la quale noi dobbiamo servire Dio sotto ognuna delle sue forme visibili. Ora, i grandi istruttori non pensano sempre con il cervello, come facciamo noi. Essi sono veramente l'anima dell'umanità, e non solo un piccolo frammento di essa. Rappresentano dei vasti settori d'umanità, non solo per il tempo attuale, quanto per le epoche future, e anche un poco per il passato. Raccolgono in se stessi le aspirazioni e la comprensione di un grande numero di uomini e di donne. Quando un istruttore del mondo afferma:"Voglio del cibo" è come se milioni di persone affamate gridassero, lungo i secoli, attraverso la sua voce, per avere del cibo. Basta che egli dica:"Voglio del cibo". Egli non deve pensare. Ha parlato; e non rappresenta una sola persona, ma milioni di esseri umani. Una volta Swami Vivekananda disse:" Io sono l'uomo incarnato". Provava il sentimento di sentirsi lui stesso uno con l'uomo. E sapeva che in questa era milioni di uomini e di donne sarebbero stati elevati alla loro dignità naturale. Le masse sono state annientate. Solo un pugno di individui ha vissuto nel conforto e nella dignità nei tempi passati, mentre altri milioni furono schiavi di essi. Ora, il tempo è arrivato in cui questi milioni di persone avranno la loro gioia. La forza nascerà in essi; in essi nascerà la fiducia; ed apparirà in loro un senso della libertà e dell'amor proprio. Gioiranno delle cose di questo mondo, dell'intelletto e raggiungeranno lo Spirito. E' il tempo di questi milioni e milioni di persone. Lo Swami non desiderava che essi avessero solo un livello di vita più elevato: riscaldamento centrale, abiti stupendi, gran quantità di vitamine, un buona biblioteca ove recarsi, dei piacevoli terreni di gioco, sì che più agi possedevano e più essi perdevano ogni valore soggettivo, sia nell'utilizzare il loro tempo a dedicarsi a dei passatempi, che ad acquisizioni di ogni sorta; in questo modo non si realizza nessuna verità profonda. Lo Swami non voleva questo. Voleva, beninteso, che la gente disponesse di un livello di vita decente, di una decente abitazione e di qualche piacere. Ma desiderava che si elevasse al di sopra del livello materiale, sino alla dignità del proprio essere interiore: alla dignità spirituale. Voleva questo per ogni uomo comune; e che nessuno si arrestasse a metà cammino. Voleva che ogni uomo e ogni donna, in Oriente ed in Occidente, tendessero a codesto ideale. Era la sua ispirazione. Di conseguenza, uno dei suoi più alti insegnamenti era: " Andate di porta in porta; all'uscio del povero come a quello del ricco, del giovane e dell'anziano, del letterato e dell'ignorante, e dite ad ognuno:" Voi siete infiniti, voi siete eterni. In voi risiede il potere infinito. Voi siete liberi. Voi siete divini." Voleva che noi insegnassimo questa verità ad ognuno; che dicessimo loro che erano tutti divini. Era questo il significato del suo culto dell'uomo come Dio. Se voi affermate:" E' una ben alta filosofia per la comprensione dell'uomo comune", la sua risposta era che l'uomo è divino e che, quando lo chiamate Dio, egli risponde. Non è costretto a passare attraverso la lettura di interi volumi di filosofia per convincersi della propria divinità. Se non fosse di natura divina, di sicuro tutti questi volumi di filosofia gli potrebbero far perdere la via; ma, poichè è divino, non diviene necessario fornirgli alcun argomento. E' sufficiente dirgli la verità con voce sincera; non con le labbra, ma con il cuore. Questo solo è indispensabile. Se non vivo l'esperienza di questa verità in me, la mia voce non convincerà nessuno. Ma se ho percepito questa verità di eternità, di immortalità, di immensità, di meraviglia per il mio essere profondo; se ho realizzato di essere colui che è intrepido, colui che è libero, e che - malgrado ogni condizione esterna - nulla nell'universo intero - dei, o uomini, o demoni - potrà mai essere capace di toccarmi; se ho percepito questa verità, allora la mia voce avrà un rintocco capace di risvegliare la stessa verità nei cuori degli altri. E Swami Vivekananda voleva che noi andassimo tutti, con questa verità, di porta in porta, a dirla al mondo intero. Non ho il minimo dubbio che, se avessimo fatto questo in India, essa si sarebbe sollevata molto prima, ricca di una forza nuova. Il suo messaggio non sarebbe stato quello della non-violenza, che è negativo e confuso. Ma quello della forza. Sfortunatamente non lo abbiamo raccolto come avremmo dovuto fare quando egli ce lo rivolse. Per "noi" intendo la massa degli Indù. Avremmo dovuto ascoltare questo messaggio a fondo - e riconoscere che era l'unica cosa che contava. E' solo così che l'India potrà reggersi su se stessa, glorificata come l'umanità non può ancora sognare. Swami Vivekananda ci diceva sovente:" La gloria dell'India che ancora deve apparire è sì grande che nulla del suo passato luminoso potrà esservi paragonato. Neppure potete immaginare l'India gloriosa che si trova davanti a voi." Ma questo avvenire si basa sugli uomini forti, forti della pace dello Spirito. Non sugli uomini aggressivi e brutali; di cui molti lo sono poichè stringono qualche arma nelle mani. Non sono degli uomini forti, codesti, anche se hanno il coraggio fisico, poiché, dopo tutto, questo coraggio rimane fino a che posseggono un corpo valido. Esiste un'altra forza: la forza dello Spirito, ed è una forza innocente. Tuttavia - e ve lo dico tra parentesi - anche se cercate la forza fisica, certi che la vostra vera natura è divina, sarà raro che tale forza vi venga meno. E' un'altra questione. Ciò che Swami Vivekananda insegnava era la forza dello Spirito, ed egli aveva la visione dell'uomo dell'avvenire come forte spiritualmente, con responsabilità verso tutti gli uomini. Ora, non intendo essere dogmatico, e così non voglio dire che Swami Vivekananda non sosteneva le pratiche di meditazione, o di adorazione, o di preghiera, o di canti, come tali. Non esiste alcuna contraddizione tra queste pratiche ed il culto dell'uomo come Dio. Ma, riguardo a quest'ultimo culto, che non è stato riconosciuto in genere come una pratica spirituale massima, ed è stato piuttosto ignorato dalla maggioranza - si tratta dell'insegnamento sul quale egli poneva l'accento. Ormai è venuto il tempo, per noi, di riconoscerlo.