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Ramakrishna

Ramakrishna si è rotto il braccio (Seconda parte)

 

Domenica, 24 febbraio 1884

Ramakrishna si riposa nella sua camera, dopo la colazione. Manilal Mallick sta seduto a terra, accanto a lui. M. arriva, saluta il Maestro, il cui braccio è sempre bendato, e prende posto accanto a Manilal.
 
SRI RAMAKRISHNA, a M.: "Come sei arrivato, qui?"
 
M.:" Ho preso una carrozza, sino ad Alambazar, ed il resto l'ho percorso a piedi."
 
MANILAL:" Oh, avete fatto una bella sudata!""
 
SRI RAMAKRISHNA, con un sorriso:" Tutto ciò mi conferma che non soffro di allucinazioni. Se no, perchè questi Englishmen si prenderebbero tanta pena per venire qui?"
 
Il Maestro inizia a parlare della propria salute e del suo braccio:
 

SRI RAMAKRISHNA: " A volte, perdo la pazienza a causa del mio braccio. Lo mostro a tutti, domandando se guarirà. Ma, ciò irrita Rakhal. Non comprende lo stato del mio spirito. Di tanto in tanto, mi dico:" Che se ne vada!". Subito dopo, aggiungo:" Madre, dove andrebbe mai? Perchè dovrebbe finire per arrostire nella padella del mondo?"

 

L'impazienza infantile che provo non è cosa nuova. In passato, chiedevo a Mathur di tastare il mio polso per vedere se fossi malato.

"Dove sta la mia fede in Dio?". Un giorno, ritornavo al villaggio su un carro a buoi. Degli individui armati di randelli, che parevano briganti, venivano verso di noi. Mi misi allora a ripetere i nomi di Durga, di Rama, ed anche:" Om Tat Sat", pensando che l'una o l'altra citazione avrebbe funzionato, alla fine.
 
(A.M.)" Puoi dirmi perchè sono così impaziente?"
 

M.:" Passate tutto il vostro tempo in samadhi. Tuttavia, per il bene dei devoti, una frazione del vostro spirito pensa al corpo. Ecco perchè accade che vi preoccupiate della vostra salute."

SRI RAMAKRISHNA:" Sì, una parte proprio piccola dello spirito si interessa al corpo, l'altra all'amore divino e ai devoti."
 

Mani Mallick parla al Maestro di un'esposizione d'arte; in particolare, di un bel quadro di Yashoda, con Krishna bambino sulle ginocchia. Gli occhi del Maestro si riempiono di lagrime. La descrizione del quadro, simbolo dell'amore materno di Yashoda, lo commuove sino alle lagrime.

SRI RAMAKRISHNA, a M. ed agli altri:" Io non ci verrei proprio; anche se mi ci recassi, il mio sguardo potrebbe posarsi su qualche cosa che mi farebbe perdere la coscienza, ed allora sarei impossibilitato a proseguire la visita. Una volta, mi hanno portato al giardino zoologico. Davanti al leone, sono andato in samadhi. Cavalcare la visione della Madre Divina ne aveva risvegliato in me la Coscienza. In tale stato potevo mai vedere gli altri animali? Sono rientrato a casa non avendo osservato che il leone. La madre di Jadu Mallick aveva suggerito che io andassi a visitare quell'esposizione di quadri. Ma, poi, ha finito per decidere che non ci sarei dovuto andare."
 

Mani Mallick, membro del Brahmo-Samaj da numerosi anni, è un uomo di circa sessantacinque anni. Il Maestro lo istruisce seguendo la sua attitudine spirituale.

SRI RAMAKRISHNA:" Il pandit Jaynarayan aveva larghe vedute. Una volta, lo andai a trovare. Amavo la sua attitudine. Ma, i suoi figli erano dei pretenziosi. Egli mi disse che si sarebbe trasferito a Benares. Finalmente, ha mantenuto la sua parola.
 
SRI RAMAKRISHNA:" Gauri rendeva un culto alla sua donna offrendole dei fiori. Ogni donna è la manifestazione della Madre divina. ( rivolgendosi a Maninal) Racconta loro la tua piccola storia."
 
MANINAL, sorridendo: " Un giorno, delle persone attraversavano il Gange in battello. Un pandit discorreva. E spiegava che aveva studiato tanti libri, i Veda, il Vedanta, i sei sistemi di filosofia. Domandò, poi, ad un passeggero:" Voi conoscete il Vedanta?" - "No, signore" - " Il Samkhya e ed il Patanjala?" - "No, signore" - "Ma, voi non sapete, dunque, nulla di filosofia?" - "No, signore". Mentre il pandit perorava in tal modo, scoppiò un violento uragano, che prese a minacciare il capovolgimento del battello. Allora, un passeggero, che era rimasto seduto senza dire una parola, domandò a sua volta al pandit:" Signore, sapete nuotare?" - "No" - risposte quello. "Io non conosco nè il Samkhya, nè il Patanjala, ma so nuotare" - concluse il passeggero.
 
SRI RAMAKRISHNA, sorridendo:" E' inutile conoscere a fondo le Scritture. Basta una sola cosa: sapere attraversare il fiume della vita. Solo Dio è reale, tutto il resto è effimero.
 

"Mentre Arjuna prendeva di mira l'occhio dell'uccello con la sua freccia, Drona gli chiese:" Cosa vedi? Vedi tutti questi re?- "No, signore" - "Vedi me?" - "No" -"L'albero?" - "No" - "L'uccello sull'albero?" - "No" - "Allora, cosa vedi?" - "Solamente l'occhio dell'uccello".

"Colui che guarda unicamente l'occhio dell'uccello raggiungerà il suo scopo. Colui che comprende come soltanto Dio sia reale e tutto il resto illusorio, ebbene è il solo uomo scaltro. Di quale altro insegnamento avrei mai bisogno? Un giorno, Hanuman dichiarò:"Io non conosco nè le fasi della luna, nè la posizione delle stelle. Io medito soltanto su Rama."
 

SRI RAMAKRISHNA

(A.M.) " Compra qualche ventaglio, per favore. Qui, potranno servire.
 

(A.Manilal) " Va, allora, a visitare suo padre. La vita di un devoto ti ispirerà

(A.M.) " Un profondo cambiamento si è operato in me, da che mi sono rotto il braccio. Oramai, solo la manifestazione umana di Dio mi attrae. Nitya ed Lila. Nitya è l'indivisibile Satchidananda. Lila è il gioco divino, sotto ogni forma: Ishwara, le divinità, gli uomini, l'universo.
 

" Vaishnavcharan ripeteva che la perfetta conoscenza si otteneva credendo in un Dio che si rallegra sotto forma umana. All'epoca, io non l'accettavo; ma, oggi, mi rendo conto di come avesse ragione. Vaishnavcharan prediligeva le immagini dall'espressione tenera ed amorevole.

 

(A Manilal):" E' Dio stesso che si manifesta nel corpo umano. Lui solo ha preso le sembianze di Mani Mallick. I Sikks insegnano che tu sei Satchidananda.

 

"A volte, l'uomo rappresenta un semplice scorcio del suo vero Sè. Naviga, di conseguenza, in un oceano di felicità. E' quasi come incontrare all'improvviso un amico molto caro. (A.M.). L'altro giorno, mentre venivo qui in auto, provai proprio questo sentimento davanti a Baburam. Quando Shiva realizza il suo essenziale Io, esclama, tra danze di gioia,:" Chi sono? Chi sono?"

 

La stessa cosa viene descritta nell'Adhyatma Ramayana. Narada spiega a Rama:" Tutti gli uomini sono tutte le forme, e tutte le donne sono Sita." Ho visto Narayana negli essere umani che si rallegravano nel gioco di Ram. Ciò che era autentico e l'imitazione si confondevano.

 

Perchè la gente celebra il culto di Kumari? La Madre divina si rende maggiormente visibile in una bambina dal cuore puro.

 

(A.M.) " Perchè perdo la pazienza quando sto malato? Per il fatto che la Madre mi ha donato una natura infantile. Il piccino dipende interamente dalla madre. Il figlio della cameriera, quando fa baruffa con il figlio del padrone, afferma:" Vado a dirlo a mia madre"

 

"Mi hanno portato a Radhabazar per scattarmi una fotografia. Era stato deciso che, quel giorno, sarei andato da Rajendra Mitra. Sapendo che avrei incontrato Keshab, avevo progettato di spiegare loro certe cose; ma, dimenticai tutto durante il cammino. Allora, ho detto:"Madre, parlerai tu. Io che potrei dire?

 

Non posseggo la natura di un jnani. Un jnani ha un'alta opinione di lui. Dirà:" Cosa? Io star malato?"

 

"Koar Singh mi ha fatto un giorno questo rimprovero:" Siete nuovamente inquieto per il vostro corpo". Ma, risiede nel mio essere più profondo credere che la Madre sappia tutto. Era lei che avrebbe parlato a Rajendra Mita. Solamente le sue parole sono efficaci. Un raggio di luce che emana diretto dalla dea della saggezza chiude il becco a migliaia di pandit.

 

La madre ha fatto di me un bhakta, un vijnani. Ecco perchè scherzo con Rakhal e gli altri. Se fossi un jnani, non sarebbe possibile.

 

In questo stato, vivo la consapevolezza che la Madre si è trasformata in tutto. La vedo ovunque. All'interno del tempio di Kali, scorgevo la Madre in ogni cosa; anche nel malvagio, anche nel fratello di Bhagavad Pandit.

 

" Una volta volevo rimproverare la madre di Ramlal, ma mi trattenni. Scorgevo in lei una forma della Madre divina. Venero le giovinette perchè vedo in esse la Madre divina. La mia donna mi massaggia i piedi, e dopo la saluto.

 

" Mi saluti, toccandomi i piedi. Se Hriday fosse lì, chi oserebbe farlo? Non lo permetterebbe a nessuno. Nello stato in cui mi collocato la Madre, sono obbligato a renderti il saluto, poichè Dio osserva ogni cosa.

 

Vedete, non bisognerebbe escludere nessuno; neppure la gente cattiva. Una foglia di tulsi, pur disseccata e piccola che sia, può venire utilizzata per il culto, nei templi.

 

Domenica, 2 marzo 1884

 

Il Maestro, assiso sul piccolo letto, nella sua camera, ascolta della musica devozionale, interpretata da Trailokya Sannyal, del Brahmo-Samaj. La sua salute, da che si è rotto il braccio, non è molto buona. Ha l'arto bendato da parecchie settimane. Narendra, Surendra, M. e numerosi altri devoti sono seduti in terra con Trailokya.

 

Il padre di Narendra(n.d.t.: Vivekananda), un avvocato della Corte di Calcutta, è appena morto, in maniera improvvisa. E non ha avuto il tempo di prendere disposizioni per sopperire ai bisogni della famiglia; che deve, di conseguenza, far fronte a dei gravi problemi finanziari. A volte, non hanno neppure da mangiare. Narendra trascorre i suoi giorni in uno stato di grande ansietà.

 

Trailokya canta degli inni alla Madre divina:

 

O Madre affettuosa, il tuo seno è il mio rifugio.

Davanti al tuo volto, mi fugge questo grido: O Ma!

Nel sonno della yoga, celato agli occhi del mondo

Mi sono immerso nell'oceano della felicità.

Il mio sguardo, che non può distogliersi, Si posa, senza batter ciglio, sul tuo viso.

O Madre, questo mondo mi atterrisce.

Il mio cuore trema ed io lancio grida di terrore.

Cullami, madre tenera, sul tuo amorevole cuore.

Dammi rifugio sotto un lembo della tua veste d'amore

 

Il Maestro, allora, versa lagrime di gioia ed esclama:" Ah, mio Dio, mio Dio!"

Trailokya continua a cantare:

 

O Signore, distruttore della mia vergogna,

Chi, al di fuori di te, salverà l'onore del tuo devoto?

Tu, sovrano che regni sulla mia anima,

Sostegno della mia vita, io sono per sempre tuo schiavo

 

E prosegue:

 

Cercando rifugio ai tuoi piedi,

Ho sempre rinnegato, o Signore,

L'orgoglio della casta e della razza.

Ho girato la schiena alla paura ed alla vergogna.

Solitario pellegrino, lungo il cammino della vita,

Dove mai busserò, per venire soccorso?

A causa di questo amore, incorro ai biasimi degli uomini.

Mi riempiono di ingiurie e mi odiano.

Amici e sconosciuti mi trattano male.

Signore! Tu, guardiano del mio nome,

A tuo piacere, salvami, o fammi perire.

Sull'onore del tuo umile servitore,,

Signore, è riposta la gloria del tuo nome.

Sei il maestro assoluto della mia anima,

E del mio cuore arso d'amore.

Fa di me quello che tu vuoi.

 

E canta ancora quel che segue:

 

Signore, mi hai guidato lontano da casa mia,

E mi hai imprigionato nel tuo amore.

Possa tu proteggermi sempre e custodirmi ai tuoi piedi!

Nutriscimi giorno e notte del nettare del tuo amore,

E salva Premdas, il tuo schiavo, o mio Beneamato!

 

Di nuovo, il Maestro versa delle lagrime di gioia. Nel frattempo, è sceso dal suo letto e si è seduto per terra. Canta qualche verso di un canto Ramprasad:

 

Gloria ed onta, amarezza e dolore, non vengono che da te.

Questo mondo non è altro che il tuo gioco. Allora, perchè

Vi semini la confusione, o mio unico amore e gioia?

 

SRI RAMAKRISHNA, a Trailokya:" Ah,come sono emozionanti i tuoi canti! Sono autentici! Solo colui che è andato sino all'oceano può riportarne l'acqua."

 

Trailokya si rimette a cantare.

 

L'uomo ha peccato perchè, nel suo sogno, egli si crede libero.

Tu sei la radice di ogni cosa, l'anima della mia anima, il maestro del mio cuore.

La tua infinita grazia rende santo il più miserevole dei peccatori.

 

I canti sono finiti.

 

SRI RAMAKRISHNA, a Trailokya ed agli altri." Solo Dio è il maestro, ed è anche il servitore. Questa è una convinzione che rivela la perfetta conoscenza. Prima, l'uomo discrimina:" non questo, non quest'altro". Percepisce, allora, che solamente Dio è reale e che tutto il resto è un'illusione. In seguito, questa stessa persona realizza che Dio è divenuto maya, l'universo ed ogni essere vivente. Prima, la negazione; poi, l'affermazione. E' il punto di vista dei Puranas. Il frutto del bel comprende la polpa, i semi e la buccia. Si arriva alla polpa eliminando la buccia ed i semi. Ma, quando si vuole conoscere l'intero peso del frutto, bisogna conservare i semi e la buccia. E' attraverso la negazione dell'universo e degli esseri viventi che si realizza Satchidananda. Tuttavia, una volta raggiunta questa esperienza, l'uomo percepisce che Satchidananda è divenuto l'universo stesso ed anche i medesimi esseri viventi. La polpa, i semi e la buccia provengono da una stessa sostanza. E' così per il burro e per il siero del latte.

 

" In quale modo Satchidananda è divenuto solido? Al primo tocco, la terra è del tutto solida. Vedete, il sangue e lo sperma sono liquidi. Tuttavia, è da essi che provengono le grandi creature come l'uomo. A Dio è possibile tutto. Di conseguenza, raggiungete in primo luogo Satchidananda; poi, ridiscendendo, studiate l'universo. Dio, da solo, è divenuto ogni cosa. Il mondo non esiste al di fuori di lui.

 

"Rama andò a studiare i Veda presso un Maestro. Dopo aver raggiunto il distacco totale, dichiarò che se il mondo era un sogno, tanto valeva rinunciarvi. Dasaratha ebbe paura e mandò suo figlio a studiare da Vashista. Questi gli disse:" Rama, perchè mai desideri rinunciare al mondo? Spiegami in quale maniera esso può esistere al di fuori di Dio. Se ci riesci, tu potrai rinunciarvi." Rama se ne rimase quieto, incapace di rispondere.

 

" Ogni elemento finisce per fondersi con l'akasha. In seguito, durante il tempo della creazione, l'akasha si trasforma in mahat, e mahat in ahamkara. Il mondo venne creato così. Il processo rappresenta l'involuzione e l'evoluzione. Il devoto accetta tutto. Accetta l'universo, le sue creature e l'invisibile Satchidananda. Ma, il cammino di uno yoghi è differente. Una volta che egli ha raggiunto Paramatman, lo yoghi vi resta unito, per mai più ritornare.

 

"Chi possiede solo una conoscenza parziale limita Dio ad un solo oggetto. Pensa che Dio non esista al di fuori di esso.

 

Vi sono tre classi di devoti. Il devoto inferiore afferma:" Dio sta lì in alto", e punta il dito in cielo. Per il devoto medio, Dio è la guida che risiede nel cuore. Per il devoto superiore, Dio è tutto. Ogni realtà che percepiamo sono altrettante forme divine. Narendra diceva, prendendomi in giro:" Ah, sì! Dio è tutto! Allora, questa brocca è Dio! Questa tazza è Dio!" (risa)

 

"Tutto svanisce una volta che si sia veduto Dio. Sentirne parlare è una cosa; ma, vederlo è tutt'altro. L'uomo è incapace di avere il cento per cento della fede se, sino a quel momento, ha solamente sentito parlare di Dio. Ma, se giunge a contemplarlo, faccia a faccia, ne sarà perfettamente convinto. I riti cessano di esistere da soli, dopo questa visione. Per questo, io smisi di celebrare il culto nel tempio. Adoravo la divinità nel tempio di Kali. Poi, di colpo, ebbi la rivelazione che tutto era puro Spirito. Gli oggetti di culto, l'altare, la soglia: tutto era puro Spirito. Gli uomini, gli animali, ogni creatura, erano puro Spirito. Allora, come un folle, mi misi a gettare dei fiori in ogni direzione. Adoravo tutto ciò che vedevo.

 

" Un giorno, durante il culto, mi recavo a disporre una foglia di bel sul capo di Shiva, quando realizzai che l'universo medesimo era Shiva. Smisi, allora, di adorare lo Shivalingam. Un'altra volta, mentre coglievo dei fiori, compresi che i fiori di ogni pianta formavano un unico bouquet.

 

TRAILOKYA:" Ah! Com'è bella la creazione divina!"

 

SRI RAMAKRISHNA:"No, non si tratta di ciò. Questa rivelazione avvenne in un lampo. Non avevo calcolato nulla. Mi venne rivelato che ogni pianta era un bouquet che adornava la forma universale di Dio. Da allora, ho cessato di cogliere fiori. Considero l'uomo nello stesso modo. Quando ne vedo uno, penso che è Dio che passeggia sulla terra. Una boa galleggia sull'acqua e viene agitata dalle acque. Essa danza sull'acqua, salendo e scendendo.

 

" Solo Dio è reale. Il corpo non vive che due giorni. Ora, esiste. Un attimo dopo, non è più. Alcuni anni fa soffrivo terribilmente con lo stomaco. Hriday mi chiese:" Perchè non domandi alla Madre di guarirti?" Ma, io avevo vergogna di parlarle. Così dissi:" Madre, ho visto uno scheletro al Museo della Società Asiatica. Stava in piedi, grazie a del fil di ferro. E aveva anche una forma umana. Madre, sorreggi, nello stesso modo, il mio corpo, cosicchè possa cantare il tuo nome e le tue lodi.

 

" Perchè la gente desidera vivere? Dopo la morte di Ravanam, Rama e Lakshmana si recarono nella sua città. E ne videro la vecchia madre Nikasha che resisteva ancora in vita. Lakshmana, sbalordito, chiese a Rama:" Tutti i suoi figli sono morti. E lei è ancora interessata alla vita?" Rama, allora, chiamò Nikasha:" Perchè vivi ancora? Non aver paura! - " Rama - lei rispose - " non è la paura che mi motiva. E' perchè ho visto le tue grandiose azioni, e desiderei continuare a restare in terra ancora un pò per assistere ad altre di esse. Ecco, perchè ho voglia di vivere."

 

TRAILOKYA, sorridendo:" Ogni (tuo) desiderio è stato realizzato?"

 

SRI RAMAKRISHNA, sorridendo, a sua volta:" No, me ne restano ancora due, o tre (tutti ridono). In effetti, il corpo non dura che due giorni. Quando mi sono rotto il braccio, ho detto:" Madre, mi fa molto male". Lei mi ha subito indicato una carrozza, con il suo cocchiere. Qui e là, dei bulloni erano allentati. La vettura andava dove il suo cocchiere la dirigeva. In se stessa, non ha alcun potere.

 

"Sapete, perchè mi prendo cura del mio corpo? Per gioire del Signore, cantare il suo nome e le sue lodi, ed incontrare i suoi jnanis ed i suoi bhaktas."

 

SRI RAMAKRISHNA, a Trailokya ed ai devoti:" I piaceri e le sofferenze che subisce il corpo sono inevitabili. Osservate Narendra; suo padre è morto e la sua famiglia, ora, si trova immersa nella miseria più nera. Non riesce ad uscirne. Dio ci dispone in situazioni, a volte gradevoli, a volte, sgradevoli."

 

TRAILOKYA:" E' vero, signore. Dio avrà pietà di Narendra."

 

SRI RAMAKRISHA, con un sorriso:" Sì, ma quando? E' pur vero che dal tempio di Annapurna, a Benares, nessuno va via con la fame. Però, qualcuno dovrà attendere sino alla sera per mangiare.

 

"Un giorno, Hriday chiese del denaro a Sambu Mallick. Costui ragionava come un inglese, e rispose:" Perchè mai dovrei dartene. Non hai che da lavorare, per ottenerlo. D'altronde, tu ti guadagni da vivere, attualmente. Se una persona è molto povera, la cosa è diversa. Dare del denaro ai ciechi, agli invalidi, d'accordo." Hriday replicò:" Non dite una cosa simile, signore. Non ho più bisogno del vostro denaro. Che Dio mi preservi dalla cecità, dalla sordità e dalla miseria. Voi non intendete dare nulla, ed io nulla voglio ricevere.""

 

Il Maestro, guardando Narendra affettuosamente, gli parla come se fosse deluso che il Signore non gli abbia ancora manifestato la sua bontà.

 

NARENDRA:" In questo momento studio il punto di vista degli atei"

 

SRI RAMAKRISHNA:" Esistono due teorie: Dio esiste e Dio non esiste. Perchè non accettare la prima?"

 

SURENDRA:" Dio è giusto. Il suo dovere è quello di prendersi cura dei suoi devoti."

 

SRI RAMAKRISHNA:" Le Scritture affermano che solo le persone che furono caritatevoli nelle loro vite anteriori dispongono di denaro nella presente. Ma, a dir il vero, questo universo è il reame di maya. Ed in esso si vedono delle cose impossibili a comprendere, o che offrono il fianco a confusione.

 

" Le vie divine sono insondabili. Bhishma stava seduto sul suo giaciglio di frecce quando i fratelli Pandava, accompagnati da Krishna, vennero a salutarlo. Egli scoppiò in singhiozzi. "Krishna, è una cosa incredibile! - esclamarono i Pandava. Il nostro avo Bhishma è uno degli otto Vasu. Non esiste persona più saggia di lui. Ciò nonostante, anch'egli, smarrito dal maya, piange nell'ora della sua morte?" - " Ma - replicòKrishna - Bhishma non piange per questo. Chiedeteglielo". Bhishma rispose:" Krishna, io non capisco nulla dei disegni divini. Benchè Dio in persona sia il fedele amico dei Pandava, i loro mali non hanno fine. Ne ho grande pena. E'proprio impossibile capire qualcosa a riguardo dei piani della divinità."

 

"Dio mi ha rivelato di essere il Paramatman. I Veda affermano che è il puro Atman, immutevole come il monte Sumeru; distaccato, al di là della pena e del piacere. Di contro, una grande confusione regna nell'avvicendarsi della sua maya. E' impossibile predire che tale cosa seguirà a tal'altra, e che ciò provocherà ancora questo ."

 

SURENDRA, sorridendo:" Se la ricchezza viene per essere stati generosi in una vita passata, è necessario, dunque, essere caritatevoli."

 

SRI RAMAKRISHNA:" Le persone ricche dovrebbero aiutare i poveri. (Rivolto a Trailokya) Jaygopal Sen vive nell'agiatezza. Dovrebbe essere caritatevole. Ma, non lo è, e ciò è male. Vi sono individui molto ricchi e, nello stesso tempo, molto avari. Chi approfitterà, dunque, delle loro ricchezze?

 

"Jaygopal è venuto qui, l'altro giorno, con una carrozza in affitto. Le lanterne erano rotte, il cavallo sembrava essere appena fuggito da un ossario, il cocchiere uscito, da poco, dall'ospedale. E, per finire il conto, mi ha portato due melograni marci (tutti ridono).

 

SURENDRA: Jaygopal è membro del Brahmo-Samai. Si dice che non vi siano più individui validi nell'organizzazione di Keshab. Vijay Goswami, Shivanath e altre persone hanno creato una nuova società: la Sadharan Brahmo-Samaj."

 

SRI RAMAKRISHNA, sorridendo:" Sembra che Govinda Adhikari rifiuti di tenersi dei buoni attori nel suo teatro nel timore che gli reclamino una parte dei guadagni! (tutti ridono)

 

" L'altro giorno, durante una rappresentazione teatrale data da Keshab, mi sono imbattuto in uno dei suoi discepoli. L'uomo danzava sulla scena tenendo un bambino tra le braccia. Ho creduto di comprendere che volesse dare delle lezioni agli altri. Ma, sarebbe opportuno, piuttosto, che le prendesse lui."

 

TRAILOKYA si mette a cantare:

Sull'oceano della felice coscienza

S' innalzano le onde dell'estasi amorosa.

Divino trasporto! Gioco della felicità divina!

Incanto dell'animo!

Meravigliose onde della dolcezza divina,

Sempre nuove, sempre struggenti,

Esse si sollevano sulla superficie

Assumendo senza posa dei rivestimenti diversi.

Poi, ancora una volta, le dighe del tempo e dello spazio

Svaniscono, ed ogni cosa si fonde nella grande unione.

Danza, dunque, o mentale, danza nell'estasi,

Con le braccia sollevate, cantando il nome di Hari!

 

Il Maestro prega Trailokya di interpretare questo canto:

 

O Madre, rendimi folle d'amore per te!

Che bisogno ho mai io di sapere o di ragionare?

Tu che rapini il cuore dei tuoi bhaktas,

Inebriami con il vino del tuo amore

Immergendomi nel tuo oceano d'amore.

In questo mondo, verace asilo di pazzi,

Gli uni ridono, gli altri piangono, o danzano di gioia.

Il tuo elisir di amore li ha tutti ubriacati.

Come Gesù, Budda, Mosè, o Gauranga.

O Madre, quando otterrò la benedizione

Di riunirmi alla loro gioiosa compagnia?

 

Tratto da Vedanta 133, trad a cura di m.c.