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Ramakrishna
Sri Sarada Devi (1853-1920). A Kàrnarpukur si era diffusa la voce che Ramakrishna era impazzito a causa dell'intensa ascesi spirituale a cui si era sottoposto a Daksinesvar. Impensierita, sua madre, Candra Devi lo riportò a casa e fece in modo che potesse avere le migliori cure mediche disponibili in un villaggio. I medici che lo visitarono non trovarono niente di anormale. Anche Candra Devi, che lo osservava attentamente, trovò che egli era assolutamente normale. Come aveva sempre fatto, Ramakrishna cantava le sue canzoni, raccontava aneddoti, e con le sue battute faceva ridere la gente; e questo era tutto. Si interessava di tutto fuorché della situazione finanziaria della famiglia.

I vicini di Candra Devi fecero presente che se Ramakrishna si fosse lasciato convincere a prendere moglie forse si sarebbe reso conto delle sue responsabilità verso la famiglia e quindi avrebbe prestato maggiore attenzione alle sue necessità finanziarie. Candra Devi si diede subito da fare per trovare una sposa adatta ma non disse nulla a Ramakrishna perché temeva che egli potesse considerare il matrimonio come un ostacolo al suo progresso spirituale. Ramakrishna però ne venne a conoscenza e invece di opporsi al matrimonio cominciò a interessarsi attivamente nella scelta della sposa indicando anche il luogo e la famiglia dove la sposa poteva essere trovata: il villaggio di Jayrambati a circa 5 km. da Kámarpukur e la famiglia di un certo Ràmacandra Mukherjee. La sposa, una bambina di appena sei anni di nome Sarada, venne trovata. Il matrimonio venne celebrato solennemente, la sposa ritornò alla casa paterna e Ramakrishna a Daksinesvar per riprendere la sua ascesi.

Gli anni passavano e gli sposi si incontravano raramente. Sarada continuava a vivere presso la casa paterna aiutando i suoi genitori, poveri contadini, nella solita trafila di lavori: provvedere agli animali, portare il cibo ai braccianti che lavoravano per i suoi genitori nelle risaie, cucinare, pulire, badare ai fratelli più piccoli, e così via. Un anno la carestia colpì il villaggio di Jayrambati e le zone circostanti. La gente affamata era alla ricerca di cibo ma non se ne trovava da nessuna parte. Fortuna volle che in quell'anno i genitori di Sarada fossero riusciti a conservare dei grano. Essi decisero di preparare ogni giorno un po' di cibo da distribuire caldo e appena cucinato agli affamati. A volte questi si scottavano le dita nel portare alla bocca il cibo caldo. Sarada che era ancora una bambina, nel vedere ciò e senza che nessuno glielo avesse suggerito, faceva vento sul cibo per cercare di raffreddarlo.

Crescendo, Sarada si accorse che i vicini parlavano tra loro della disgrazia che le era capitata; dicevano che il marito era impazzito e naturalmente ne fu molto turbata. Decise quindi di andare a Daksinesvar e verificare di persona le condizioni del marito. Lo trovò del tutto normale, restò con lui per qualche tempo e poi ritornò a Jayrambati; dopo qualche anno ella restò sempre accanto a lui.

In un certo senso Sarada fu il primo discepolo di Ramakrishna. Egli le insegnò sia la religione che la filosofia trasmettendole tutto ciò che aveva imparato dai suoi Guru. Ramakrishna dovette certamente sentirsi felice nel vedere come ella si rendeva rapidamente padrona di tutti i segreti della religione, forse anche più rapidamente di quanto non avesse fatto lui stesso. Colpito dal suo grande potenziale spirituale, cominciò a rivolgersi a lei come alla stessa Madre Universale. Una volta Sarada gli chiese che cosa pensasse di lei; le rispose: "ti considero come la mia stessa madre e come la Madre che si trova nel tempio."

Ramakrishna venne colpito da un cancro alla gola e fu portato a Cossipore per essere curato. Egli era ormai conosciuto come un grande istruttore spirituale. Molte persone appartenenti alla élite di Calcutta si erano avvicinate a lui attratte dal suo influsso ma Ramakrishna non si fermò fino a quando non ebbe raccolto attorno a sé un gruppo di giovani pronti e disposti a modificarsi in accordo con le sue precise indicazioni. Questi giovani, quindici o forse sedici, erano tutti di ottima estrazione sociale e in possesso di un'istruzione moderna. Oggi essi sono noti per le loro realizzazioni nel campo dell'insegnamento spirituale, specialmente il loro capo, Svàmì Vivekànanda, il quale ha influenzato ogni aspetto della vita dell'India. Ed è stato questo gruppo di giovani che più tardi ha fondato l'Ordine Ramakrishna.

Prima di lasciare la sua veste mortale Ramakrishna fece capire a Sarada Devi che doveva considerarsi la madre di questi giovani, anzi la madre dell'umanità tutta. Da principio Sarada Devi trovò difficile assumere un ruolo del genere per via della sua timidezza ma gradatamente ella lo seppe ricoprire pienamente diventando un istruttore spirituale a pieno titolo.

Durante il resto della sua vita, dopo la morte di Ramakrishna, ella fu capace di ispirare sia monaci che laici con gli ideali che lo stesso Ramakrishna aveva insegnato e praticato; e ciò nello stesso modo in cui lo aveva fatto lui, vale a dire vivendoli.

Tuttavia le prove e le complessità che dovette affrontare furono assai maggiori di quelle di Ramakrishna. Egli era un vero monaco e quindi si teneva lontano dalle interrelazioni della vita familiare. Il gioco della vita era una cosa piacevole da osservare ma dal quale tenersi a debita distanza evitando con cura di farsi prendere dai suoi vortici. Sarada Devi era invece al cuore di quel gioco, essendo alla testa di una grande famiglia di uomini e donne che, per la maggior parte, non erano nemmeno lontanamente suoi congiunti. E che assortimento di caratteri! Alcuni erano delle grandi anime sotto ogni rispetto, ma ve n'erano altri che erano meschini, gelosi e decisamente cattivi. Come abbia d'esempio. Aveva visto il lato peggiore dell'uomo ma non perse mai la fiducia in lui ben sapendo che con l'affetto, la comprensione e l'ammaestramento egli poteva superare ogni limitazione.

Era umana, eppure divina. La divinità si rivelava in ogni cosa che facesse, anche quando si trattasse di qualcosa del tutto mondana. Era una donna semplice, ma nel pensiero, nella parola e nell'azione era in sintonia con il Divino. Era una vera santa, tuttavia non disse mai di sentirsi tale. Sembrava una donna comune eppure tutto in lei era straordinario.