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Ramakrishna

In un villaggio viveva una volta un povero bramino di nome Devicharan.
Devicharan era un uomo veramente buono, e amava la Madre dell'Universo con tutto il suo cuore. Egli l'adorava nella forma di Durga. Molto spesso la gente gli chiedeva di leggergli della Madre da un libro chiamato Chandi. In cambio gli offrivano come doni del cibo o delle stoffe. In questo modo, Devicharan era in grado di procurarsi il necessario per sopravvivere. Egli viveva felicemente con sua moglie e sua figlia e sebbene fossero così poveri, nulla li rendeva tristi.La figlia di Devicharan era molto bella e inoltre era molto buona. Il suo nome era Sarvamangala. I suoi genitori le insegnavano tutto quello che sapevano ed essa imparava molto rapidamente. Lavorava molto, e tutto quello che faceva, lo faceva bene.

Venne il tempo in cui Sarvamangala raggiunse l'età per sposarsi. "Dovresti trovare un marito per tua figlia", disse allora la madre di Sarvamangala a Devicharan. "Ma chi vorrà sposare una ragazza così povera? Non abbiamo nulla da darle in dote".
"Non essere ansiosa, mia cara", replicò Devicharan. "Nostra figlia è bella come Laksmi e piena di qualità come Sarasvati. Dove si può trovare una fanciulla così amabile e brillante come Sarvamangala?"
"Hai ragione", assentiva sua moglie. "Essa è buona e bella, e abile in ogni cosa che fa. Cucina in modo eccellente. Sopratutto ama rendere la gente felice con il suo servizio."
"Perciò non ci dobbiamo preoccupare per il suo matrimonio", disse il bramino. "Durga penserà a tutto".
Poche settimane dopo un brav'uomo che era anche un possidente fece una visita al villaggio, e vide Sarvamangala.
Quando si rese conto che era tanto buona quanto bella, la volle in moglie per suo figlio.
Devicharan acconsentì e Sarvamangala fu maritata.
Ella partì con suo suocero e andò nel villaggio vicino.
Devicharan e sua moglie si sentivano tristi e soli senza la loro figliola, ma erano contenti che non fosse più povera e avesse trovato un buon marito.
Presto venne il mese della festa di Durga.
"Moglie, disse Devicharan, "La madre Durga ha benedetto nostra figlia con un marito buono e sano. Quest'anno dobbiamo dedicarle una puja (funzione religiosa) in casa nostra".
"Ma noi siamo così poveri", replicò sua moglie. "A stento abbiamo di che sfamarci noi stessi, come possiamo pensare di celebrare una puja qui da noi?"
"Cosa?", sbottò Devicharan. "Durga è la Madre dei ricchi e non dei poveri? Non accetterà un'umile offerta? Le offriremo tutto quello che potremo."
Il giorno della festività si avvicinava.
"Dobbiamo portare in casa un'immagine della Madre", disse il bramino a sua moglie.
"Desidererei anche che Sarvamangala potesse tornare a casa", rispose lei.
Devicharan prese una moneta da cinquanta paisa e andò da un pittore.
Ho intenzione di fare una puja per Durga a casa mia", disse Devicharan. "Per favore, dipingimi una piccola immagine di Durga. Ti posso pagare cinquanta paisa."
"Hai perso la ragione, Babu Devicharan?", replicò il pittore. "Eseguire una puja a Durga costa un bel mucchio di soldi, e anche la più piccola immagine costa più di cinquanta paisa."
Non ho altri soldi", spiegò Devicharan, "ma adoro la Madre e le sono riconoscente. Le dedicherò una puja, non dovessi offrirle altro che fiori".
Il pittore sembrava molto sorpreso e divenne pensieroso.
"Comprendo il tuo sentimento", disse. "Molto bene, dipingerò un immagine per te e non dovrai darmi nulla".
"Ti pagherò quel che posso", rispose Devicharan, e fece accettare all'uomo la moneta.
Mentre Devicharan e sua moglie facevano i preparativi per la puja, pensavano spesso alla loro figlia. Spesso sospiravano perché si sentivano così soli senza di lei.
"Non le permetteranno di venire da noi ora", disse il brav'uomo, "perché sarà molto impegnata. In quella ricca famiglia prepareranno la puja in grande stile e Sarvamangala sarà un grande aiuto per loro. Dovremo arrangiarci senza di lei."
Ma proprio l'ultimo giorno prima della festa, la madre di Sarvamangala si ammalò.
"Cosa faremo?", sospirava. "Domani inizierà la puja e io sono troppo malata per alzarmi da letto. Chi cucinerà? Chi ci aiuterà? Oh, Sarvamangala, abbiamo bisogno di te".
Devicharan consolava la moglie.
"Non ti preoccupare", le disse. "Andrò immediatamente a vedere Sarvamangala. Forse suo suocero la lascerà venire, sapendo che sei malata".
Devicharan andò a casa di Sarvamangala, ma non le permisero di tornare con lui.
"Mi spiace molto", disse lo suocero al bramino, "ma mia moglie non ce la può fare senza di lei".
Trite e preoccupato, Devicharan salutò la figlia ed andò verso casa. Parlava con la Madre Durga mentre camminava.
"Il pittore mi ha dipinto una bella immagine", disse, "e domani ti onorerò. Ma adesso mia moglie è malata e mia figlia non può tornare a casa. Cosa devo fare?".
In quel momento Devicharan sentì qualcuno dietro d lui che lo chiamava. Sembrava la voce di sua figlia. Si fermò e si voltò. Con sua sorpresa vide Sarvamangala che si affrettava verso di lui.
"Aspettatemi, padre", gridava Sarvamangala, "vengo a casa con voi!"
"Come è possibile che tu venga con me?", disse Devicharan. "Cosa dirà tua suocera?"
"Non vi preoccupate di nulla, Padre", replico ella, "tutto è a posto. Portatemi a casa con voi."
Allora Devicharan e sua moglie divennero molto felici.
La loro figlia era tornata a casa. Sembrava più bella che mai e il suo viso era radioso di gioia. Si prese cura di sua madre e fece tutti i lavori di casa.
La sera stessa Sarvamangala aiutò suo padre ad addobbare l'immagine di Durga per l'adorazione che sarebbe iniziata il giorno successivo. L'immagine era posto in una cornice decorata e quando ebbero finito rimasero incantati dalla sua bellezza. La madre di Sarvamangala si sentiva molto meglio ed anch'ella ammirò l'immagine.
"Guarda come Sarvamangala ha agghindato bene l'immagine", disse. "E guarda com'è bella Sarvamangala stessa. Non abbiamo sete preziose o gioielli, ma la nostra dea e nostra figlia non hanno eguali in bellezza e fascino".
I primi due giorni della celebrazione passarono festosamente. Dedicharan officiò per Durga e il suo cuore era pieno di pace. Venne il terzo giorno, ed era il giorno in cui si doveva offrire un banchetto agli ospiti.
"Oggi dobbiamo dare una festa per tutti i nostri vicini", disse Sarvamangala.
"Stai scherzando, figliola?" replicò Devicharan. "Come possiamo dare una festa? Abbiamo solo pochi frutti da offrire"
"Non sto scherzando, Padre", disse Sarvamangala. "Avete onorato la Madre in casa vostra. La cerimonia non può essere completa se non darete una festa. Intendo invitare tutti i vicini."
Sarvamangala andò nelle case dei vicini. Devicharan preparò l'adorazione.
"Adesso che mia figlia ha sposato il figlio di un uomo ricco", pensava Devicharan, "crede che sia facile dare una festa".
Quando Sarvamangala tornò, Devicharan si sedette e officiò il rito. Sarvamangala lo assisteva. L'immagine sembrava avere vita e il viso di Devicharan risplendere di gioia. L'intera stanza sembrava brillare della luce della dea.
A mezzogiorno gli invitati cominciarono ad arrivare. Sarvamangala li aveva invitati a dividere i frutti offerti alla Madre.
"Guarda che scherzo ha combinato la ragazza", diceva Devicharan, sentendosi molto preoccupato.
"Sembreremo molto stupidi quando si accorgeranno che non abbiamo nulla da offrire loro", disse sua moglie.
"Adesso dovete entrambi smettere di preoccuparvi", disse decisamente Sarvamangala. "Lasciate fare a me". Li ho invitati e gli darò le offerte.
"Devicharan fece gli onori di casa, e poi andò a sedersi davanti alla Madre.
"Non lasciare che mi copra di vergogna", pregava.
Rimase seduto davanti all'immagine perché era preoccupato dell'espressione degli ospiti.
Sarvamangala pregò gli ospiti di sedersi, e poi servì i frutti che erano stati offerti a Durga durante la cerimonia.
"Mio padre è povero", disse Sarvamangala, "così non può offrirvi un grande ricevimento. E' una grande fortuna che siate venuti, e vi prego di condividere queste offerte".
I commensali cominciarono a mangiare i frutti.
"Che frutti deliziosi!", esclamavano. "Non abbiamo mai assaggiato nulla di così buono. Un piccolo pezzo di frutto è già appagante. E' meglio di un grande banchetto."
Gli ospiti tornarono a casa con grande allegria. Porsero i loro auguri e le loro benedizioni a Sarvamangala e a i suoi genitori.
"Sono andati via tutti?" chiese Devicharan. "Hanno riso di me? O mi hanno forse maledetto?"
"Niente del genere", disse Sarvamangala. "Sono stati tutti molto contenti".
"La cosa strana", disse sua madre, "è che sebbene gli invitati siano stati completamente sazi, rimangono ancora metà delle offerte".
"E' veramente strano", disse Devicharan. "La madre ci ha benedetto", aggiunse, e lacrime di gioia gli rigavano le guance.
Il giorno seguente era l'ultimo della cerimonia. Devicharan si sentiva triste, perché l'indomani la Madre avrebbe lasciato la sua casa. Si sedette davanti all'immagine, offrendo alla dea un piatto speciale di riso, latte cagliato e frutti.
Poiché Devicharan sedeva là con gli occhi chiusi non si accorse che Sarvamangala era entrata nella camera.
Quietamente cominciò a mangiare il cibo che era stato offerto alla dea.
Cosa stai facendo, figlia?", esclamò Devicharan.
Senza dire una parola, Sarvamangala corse fuori dalla stanza.
Devicharan chiese alla moglie di preparare un'offerta fresca, e quando fu pronta si sedette nuovamente ad adorare la Madre.
Ancora Sarvamangala scivolò nella stanza e mangiò il cibo che era stato offerto, e ancora Devicharan chiese di preparare una nuova offerta.
Per la terza volta Devicharan entrò nella stanza e mangiò l'offerta. Allora Devicharan si arrabbiò con lei.
"Cosa c'è che non va oggi?", urlò. "Non guastare ancora la mia adorazione. Vai via!"
Sarvamangala andò dalla madre.
"Papà mi ha detto di andarmene, madre", le disse, "così me ne vado."
"Oggi devi tornare a casa di tuo suocero, bambina", disse sua madre, "perché la festa è finita. Quando tuo padre avrà finito l'adorazione, ti accompagnerà a casa".
Quando Devicharan ebbe finito la sua puja, andò da sua moglie. "Dov'è Sarvamangala?", le chiese.
"E' andata via da un po'", replicò. "Avrebbe dovuto aspettare che tu l'accompagnassi a casa".
La cercarono dovunque, ma non la trovarono.
"La stupida ragazza sarà andata a casa di suo suocero", disse Devicharan. "Devo andare a vedere se sta bene".
Quando Devicharan raggiunse la casa del suocero, fu sollevato nel vedere che la figlia fosse lì.
"Ti ho sgridata per aver rovinato l'adorazione", le disse. "E' per questo che sei venuta via da sola? Sei arrabbiata con me?"
"Cosa state dicendo, padre?", replicò Sarvamangala, molto sorpresa.
"Non hai mangiato le offerte che ho preparato per la puja?", chiese Devicharan. "Non ti ho forse rimproverata?"
"Ma, padre, sono stata qui tutto il tempo", rispose Sarvamangala. "Mio suocero vi disse che non potevo venire via con voi".
Devicharan rimase attonito. Allora capì cos'era successo. Era la stessa Durga che aveva preso la forma della figlia.
"Madre, Madre", singhiozzo, versando lacrime di gioia. "Voi siete venuta da me, e io non vi ho riconosciuto!

Da yogaratna.it