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Ramakrishna

 La pratica di una disciplina spirituale appartenente alla tradizione indiana non necessita, come qualcuno potrebbe paventare, di situazioni estreme, di isolamento in cima alle montagne o nel profondo delle foreste, né certo l'abbandono della famiglia o dei doveri familiari. Il mito dell'abbandono della famiglia sorge in culti indù che non si riconoscono nei valori dei Veda e della tradizione unica universale metafisica. L'insegnamento tradizionale del Vedanta fonda il proprio insegnamento sulla famiglia e sul rispetto dei valori familiari, delle gerarchie familiari, della tolleranza e l'assistenza.

 La vita familiare si svolge secondo i doveri di ogni membro della famiglia, secondo l'età e le responsabilità cui è chiamato a rispondere (sono codificati quattro asrama, quattro fasi della vita: studente, capofamiglia, anacoreta e rinunciante) e solo l'ultimo quello del rinunciante viene solitamente svolto lontano dalla famiglia, ma previa autorizzazione della famiglia stessa (genitori o coniuge) nel caso ci siano ancora in essere delle responsabilità.

 Il cammino spirituale non può essere una scusa per fuggire alle responsabilità karmiche familiari che si sono assunte, nell'ordine, nascendo in una famiglia e creandone una nuova. Né il Vedanta, né le filosofie indiane, né i culti stessi dell'India sostengono un tale comportamento.

 La ricerca spirituale non necessita la ricerca delle sensazioni, né l'inseguimento degli eccessi, quanto il raggiungimento di un equilibrio, un ordine, una disciplina interiore che riconosca le priorità e le ordini secondo la natura stessa del ricercatore.

 Padronanza di sé attraverso l'auto osservazione, momenti di silenzio, meditazione e interiorizzazione durante la giornata sono fra gli strumenti più noti messi a disposizione dal Vedanta; ma anche la devozione ad un Principio, ad un Ideale o il puro amore per l'Ordine.

 Quando si arriva a negare la risposta alle istanze di silenzio e solitudine, per quei ricercatori troppo oberati da tensioni e responsabilità, diventa opportuno  saltuariamente praticare dei ritiri e degli esercizi spirituali in compagnia di persone che possano indirizzarci verso la nostra interiorità. In questo senso luoghi come il Centre Vedantique Ramakrishna a Gretz, che ha al suo interno delle strutture separate per uomini, nuclei familiari e donne, possono essere l'ideale affinché ognuno possa trovare il suo equilibrio nell'ambito dei propri bisogni e delle attività ivi svolte.

 Questi indicati sono strumenti di grande ausilio, quando si è già raggiunta la maturità che ci mostra il nostro posto nella vita; se invece si vive ancora l'insoddisfazione di chi non ha gli strumenti per vedersi e soccombe alle attività incontrollate della mente, allora forse è opportuna la frequenza di gruppi di lavoro ove stemperare le energie in eccesso.

Discipline come il namasmaranajapa, dharana e dhyana, sono degli utili strumenti per rallentare le oscillazioni mentali di una mente disciplinata, ma nel caso di una mente indisciplinata, da soli essi non sono bastevoli, occorre comprendere se lo stato di squilibrio non sia per caso il disattendimento di un proprio dharma (di ordine personale, familiare, sociale).