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Ramakrishna

La somma totale di questo intero universo è Dio stesso. È Dio, dunque, materia? No, certamente no; poiché la materia è Dio percepito dai cinque sensi. Dio percepito attraverso l’organo interiore è mente; e visto attraverso lo Spirito, è Spirito. Lui non è materia, ma tutto ciò che esiste nella materia è Lui.

L’Intelligenza Universale è ciò che chiamiamo Dio. ChiamateLo con qualsiasi altro nome, è sempre certo che all’inizio esisteva quella infinita Intelligenza Cosmica.

Il più alto ideale di ogni uomo è chiamato Dio. Ignorante o saggio, santo o peccatore, uomo o donna, educato o non-educato, colto o non-colto, ad ogni essere umano i più alti ideali di bellezza, di sublimità, e di potere danno la completa concezione dell’amorevole e amabile Dio. Questi ideali esistono in ogni mente, in una forma o in un’altra; costruiscono parte di tutte le nostre menti. Tutte le manifestazioni attive della natura umana sono battaglie di questi ideali per realizzarsi nella vita quotidiana.

 

Il bambino si ribella contro le leggi dalla nascita. I suoi primi suoni vocali sono delle urla, una protesta contro la schiavitù in cui si trova. Questa voglia di libertà produce l’idea di un Essere che è del tutto libero. Il concetto di Dio è un elemento fondamentale nella costituzione umana. Satchitananda (Essere-Coscienza-Beatitudine) è, nel Vedanta, il più alto concetto di Dio possibile per la mente. È per Sua natura l’Essenza della Conoscenza e l’Essenza della Beatitudine.

Le religioni delle masse non-pensanti in tutto il mondo insegnano, e hanno sempre insegnato, di un Dio che è al di fuori dell’universo, che vive in paradiso, che governa da quel luogo, che punisce i cattivi e ricompensa i buoni, e così via. Come l’uomo progredisce spiritualmente, inizia a sentire che Dio è onnipresente, che non è un Dio distante, ma che è chiaramente l’Anima di tutte le anime. E alcuni individui, che sono sufficientemente progrediti e puri, vanno ancora oltre e scoprono che loro e il Padre sono uno.

Nessun uomo può vedere Dio se non attraverso le manifestazioni umane. Ogni volta che cerchiamo di figurarci Dio come E’, nella Sua perfezione assoluta, incontriamo puntualmente il più misero insuccesso, perché finché siamo uomini, non possiamo concepirLo altro che come uomo. Verrà il tempo in cui trascenderemo la nostra natura umana e lo conosceremo come E’.

Ci sono due idee di Dio nelle nostre scritture: l’una, la Personale, e l’altra l’Impersonale. L’idea del Dio Personale è che Lui è l’onnipresente Creatore, Preservatore, e Distruttore di ogni cosa, l’eterno Padre e Madre dell’universo, ma Uno che è eternamente separato da noi e da tutte le anime. La liberazione consiste nell’avvicinarsi a Lui e nel vivere in Lui. Poi c’è l’altra idea, quella dell’Impersonale, dove tutti questi aggettivi sono considerati come superflui, come illogici, e rimane un impersonale, onnipresente Essere. Non può essere chiamato un essere conoscente, perché la conoscenza appartiene solo alla mente umana. Non può essere chiamato un essere pensante, perché il pensare è un processo solo del debole. Non può essere chiamato un essere raziocinante, perché anche il ragionare è un segno di debolezza. Non può essere chiamato un essere creante, perché nessuno crea se non in schiavitù. Che schiavitù ha Lui? Nessuno lavora se non per provvedere a delle necessità; quali necessità ha Lui? Nei Veda non si usa la parola Lui, ma Esso, poiché Lui sarebbe un ingiusto riconoscimento, come se Dio fosse un uomo.

Una generalizzazione che termina nel Dio Personale non potrà mai essere universale, poiché per concepire un Dio Personale dobbiamo dire che Lui è interamente misericordioso, interamente buono. Ma questo mondo è una cosa mista -un po’ buona, un po’ cattiva. E scoprirete sempre che l’idea di un Dio Personale deve portare con sé l’idea di un Demonio Personale. È da questo che ci accorgiamo chiaramente che l’idea di un Dio Personale non è una vera generalizzazione. Dobbiamo andare oltre, verso l’Impersonale. In Quello l’universo esiste con tutte le sue gioie e dolori; poiché tutto ciò che esiste in esso è venuto dall’Impersonale.

Brahman è Uno, ma allo stesso tempo ci appare sul piano relativo come molti. Nome e forma sono alla radice di questa relatività. Per esempio, cosa rimane quando sottraete il nome e la forma da un vaso? Solo terra, che è la sua essenza. In egual modo, attraverso l’illusione, voi pensate e vedete un panno, un monastero, e via dicendo. Il mondo dei fenomeni dipende da questa ignoranza, che ostacola la conoscenza e non ha una esistenza reale. Uno vede la diversità -come moglie, bambini, corpo, mente- solo nel mondo creato dall’ignoranza, attraverso nome e forma. Come questa ignoranza viene rimossa, ha luogo la realizzazione di Brahman, che esiste eternamente.

Anche voi siete quel completo Brahman. Potete realizzarLo in questo stesso momento, se pensate veramente e assolutamente di esserLo. È solo un puro bisogno di percezione diretta... Essendo intrappolato nell’intricato groviglio delle illusioni ed essendo colpito duramente da dolori e afflizioni, l’occhio si rivolgerà verso la propria vera natura, il Sé Interiore. È grazie alla presenza del desiderio della beatitudine, nel cuore, che l’uomo, prendendo duri colpi uno dopo l’altro, rivolge il suo occhio all’interno -al suo proprio Sé. È certo che verrà un tempo per tutti, senza eccezioni, in cui ognuno farà questo; per una persona può avvenire in questa vita, per un’altra, dopo migliaia di incarnazioni.

Supponiamo di andare tutti con dei recipienti nelle nostre mani a raccogliere dell’acqua da un lago. Uno ha una tazza, uno una brocca, uno un secchio, e così via, e riempiamo tutti i nostri recipienti. L’acqua in ogni caso prende naturalmente la forma del recipiente portato da ognuno di noi. Così è con la religione. Le nostre menti sono come quei recipienti. Dio è come l’acqua che riempie i diversi recipienti. E in ogni recipiente la visione di Dio viene nella forma del recipiente. Eppure Lui è uno; Lui è Dio in ogni caso.

Il Dio Personale è di per Sé una entità tanto quanto noi lo siamo per noi stessi, e nulla più. Dio può anche essere visto come una forma, proprio come siamo visti noi. Come uomini dobbiamo avere Dio; come Dio non ne abbiamo bisogno di alcuno. Questa è la ragione per la quale Sri Ramakrishna vedeva la Madre Divina sempre presente con lui, più reale di qualsiasi altra cosa intorno a lui; ma nel samadhi tutto scompariva ad eccezione del Sé. Dio viene sempre più vicino, fin quando si dissolve e non esiste più un Dio Personale né un “Io” -tutto si fonde nel Sé.

Dopo tante austerità ho compreso questo come verità: Dio è presente in ogni anima individuale; non esiste altro Dio oltre quello. Colui che serve l’anima individuale serve sicuramente Dio.

Egli rivela Se stesso al cuore puro; il puro e l’immacolato vedono Dio, si, anche in questa vita. Allora tutti i dubbi cessano. Così la prova migliore che un saggio indù fornisce su Dio è: “Io ho visto Dio”.

Mi hanno chiesto varie volte, “Perché usi quella parola, Dio?” Perché è la parola migliore per il nostro scopo. Non si può trovare una parola migliore di quella; tutte le speranze, aspirazioni, e felicità dell’umanità sono racchiuse in quella parola. È impossibile ora cambiare quella parola. Una parola come questa è prima coniata da un grande santo, che ne realizza il suo valore e ne comprende il significato. Ma come diviene comune nella società, la usano le persone ignoranti, e il risultato è che perde il suo spirito e la sua gloria. La parola Dio è stata usata da tempo immemorabile, e l’idea dell’Intelligenza cosmica, e tutto ciò che è grande e sacro, è associata con essa.

Oggi Dio è stato abbandonato dal mondo perché non sembra che stia facendo abbastanza per il mondo. Così dicono, “A che serve?” Dobbiamo considerare Dio come una semplice autorità municipale?

Lui non punisce né ricompensa nessuno. La Sua infinita misericordia è aperta a tutti, in qualsiasi momento, in qualsiasi posto, in qualsiasi condizione -senza fallire, senza sviare.

Il vento soffia; quei vascelli sui quali le vele sono spiegate lo prendono e proseguono per la loro strada, ma quelli le cui vele sono ammainate non prendono il vento. È forse colpa del vento? È colpa del Padre Misericordioso, il cui vento di misericordia soffia senza cessare, giorno e notte, la cui pietà non conosce fine- è colpa Sua se alcuni di noi sono contenti e altri sono infelici?

Siate forti e alzatevi e cercate il Dio dell’amore. Questa è la più grande forza. Quale potere è maggiore del potere della purezza? L’amore e la purezza governano il mondo. Questo amore di Dio non può essere raggiunto dal debole; quindi non siate deboli, né fisicamente, né mentalmente, moralmente o spiritualmente.

Solo il Signore è reale; tutto il resto è irreale. Tutto il resto dovrebbe essere respinto per amore di Dio. Vanità delle vanità, tutto è vanità! Servite il Signore e Lui soltanto.

Dio è inesplicabile, inesprimibile essenza di amore -da essere conosciuto, ma mai definito.